lunedì 27 febbraio 2017
Il giovane tetraplegico morto in Svizzera con il suicidio assistito: la libertà non è sinonimo di morte.
La vita è un valore, uno Stato civile non può dare la morte

«Rispetto e dolore» per Fabiano Antoniani, morto in Svizzera con il suicidio assistito. Ma servono anche «rispetto e solidarietà anche per le migliaia e migliaia di disabili italiani che vivono in condizioni difficili; rispetto per chi li assiste con amore e dedizione. La disabilità e la malattia sono parte dell'esperienza umana» e decisive sono le reti di relazioni che si affiancano alla sofferenza.

Il videoeditoriale di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, introduce un altro punto: la strumentalizzazione di questa tragedia da parte di chi spinge «perché anche in Italia la morte diventi un'esperienza a comando». Ma la vita è un valore e «uno Stato civile non può dare o far dare la morte. Non può farlo con la guerra, con la pena capitale, con l'abbandono delle persone disabili o malate, non può farlo con l'eutanasia. Questo è u n bene che dobbiamo tutelare».

Infine, a chi dice che «Fabo ora è libero e che lo Stato italiano ha perso», Tarquinio risponde che Fabo non è libero, «Fabo è morto. Dobbiamo avere grande preoccupazione se ci sono politici che vogliono trasformare la libertà in sinonimo di morte. Bisogna saper resistere a queste suggestioni».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI