L’auspicio di un uomo di pace a partire dalla biografia nonviolenta del neosindaco di Verona. Fanno sperare le azioni per coinvolgere Comuni e gruppi europeisti a Strasburgo nell’«Appello del 20 giugno» e i nuovi cammini verso l’Ucraina. I resistenti alla guerra sono «più di quello che sembra»...
Caro direttore,
sull’agenda dell’Associazione obiettori nonviolenti tra il 2000 e 2003 sono apparsi alcuni interventi di Damiano Tommasi, nuovo sindaco di Verona. In uno di essi (11 febbraio 2003), Damiano scriveva che è più impegnativo costruire la pace che fare la guerra e intendeva collocarsi nella «lunga fila di grandi uomini che con piccoli mezzi hanno lasciato un segno indelebile. Martin Luther King, Madre Teresa, san Francesco... Cristo!». Si diceva convinto che «non dobbiamo abituarci all’uso della violenza. Non cederemo mai alla tentazione di considerare la storia una lunga guerra intervallata con più o meno lunghi periodi di pace. Siamo più di quello che sembra, facciamoci sentire». Quanta attualità in quel pensiero! Conosciamo il suo legame con don Lorenzo Milani e la sua sensibilità educativa. Oggi, come sindaco, cercherà sicuramente di collegarsi anche alla "diplomazia delle città" di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze in un periodo di aspre rivalità tra i blocchi militari. Il suo motto era: "Unire le città per unire i popoli". Lo Statuto del Comune di Verona prevede varie iniziative di promozione della pace in accordo con enti e associazioni collegati alle Nazioni Unite. Ma in tante altre città lo Statuto comunale prevede iniziative per la pace. Se gli Stati balbettano o si attardano in logiche belliche, i Comuni possono attivarsi aderendo alla Proposta di pace dell’Unione Europea, promossa anche da "Avvenire" e accompagnando il cammino verso la Conferenza della società civile per un’Europa di pace, promossa dalle associazioni della Rete Italiana Pace e Disarmo. Facciamoci sentire!
Sergio Paronetto
Gentile e caro professor Paronetto,
sono anch’io tra i tanti che hanno imparato a conoscere e a stimare Damiano Tommasi e non solo per le sue imprese sui campi di calcio o, comunque, nel mondo sportivo nel quale ha lasciato un segno importante e netto. Sì, netto: anche nel senso – mai abbastanza presente e apprezzato – di "pulito". Non dimentico neppure tutte le volte in cui ci siamo ritrovati spalla a spalla per difendere le buone ragioni della ricostruzione di argini decenti e solidi al disastroso dilagare dell’azzardo nella società e nell’economia italiana, condizione che segna ancora pesantemente il mondo sportivo e che aveva portato addirittura alla sponsorizzazione della Nazionale di calcio da parte di una grossa società russa di settore... Conosco anche la sua affinata indole nonviolenta, che ispira un integrale stile di vita e che si è riverberata anche nella campagna elettorale (atipica rispetto agli schemi consueti) che lo ha portato a governare Verona. Gli auguro ogni successo e di restare sempre fedele a sé stesso e ai valori cristiani e civili a cui si ispira per formazione e convinzione.
Credo anch’io come lei, caro amico, che il sindaco Tommasi saprà percorrere, interpretandola in modo originale e adeguato ai tempi che viviamo, la via della «diplomazia delle città» aperta e tenuta sgombra negli anni della "guerra fredda" da Giorgio La Pira, indimenticabile padre costituente e sindaco di Firenze invocato come "santo" dalla sua stessa gente e per il quale non esistevano ponti irrimediabilmente sbarrati e porte chiuse. Lo credo e lo spero. Così come spero che la proposta di un’iniziativa di pace europea lanciata in forma di Appello anche da me e da "Avvenire", assieme ad Anpi, Arci, Movimento Europeo e sostenuta dalla Rete Italiana Pace e Disarmo possa trovare l’adesione e il rilancio di tanti sindaci, Tommasi compreso. Certamente in risposta a inviti come il suo e come quelli che associazioni e personalità stanno facendo avere ai primi cittadini di diversi territori del nostro Paese (in Toscana, per esempio), mentre le Associazioni proponenti hanno raggiunto gli europarlamentari dei principali gruppi europeisti dell’Assemblea di Strasburgo. Cammini nonviolenti di pace, verso Odessa con Stopthewarnow e nei prossimi giorni di nuovo verso Kiev con il Mean, continuano a essere percorsi con coraggio e generosità anche a partire dall’Italia. Dominano le armi e domina la morte che esse sempre portano, ma anche nell’aggredita Ucraina e nella Russia avvolta dalla propaganda del potere c’è chi resiste al Moloch della guerra e ai suoi riti distruttivi e sanguinosi.
La violenza assassina in corso, che vediamo in dosi d’urto, eppure appena in parte e solo da un lato del fronte di battaglia, non ci deve indurre né a distogliere le sguardo né a pensare che le ragioni dell’umanità e della nonviolenza siano flebili e fuori dalla storia. La tenacia dell’invocazione di pace di papa Francesco è umile e forte e continua a essere di sprone per tutti coloro che non si rassegnano alla logica e alle pratiche del massacro. I non rassegnati e i resistenti alla guerra, come scriveva Tommasi all’alba di questo secolo, davvero «sono più di quello che sembra».