Dipende, cantavano qualche anno fa gli Jarabe De Palo, gruppo spagnolo di notevole fama internazionale. «Da che parte guardi il mondo, tutto dipende». Un verso che torna in mente pensando alla Giornata mondiale dei Bambini, in programma il 25 e 26 maggio prossimo e ieri presentata alla stampa accreditata in Vaticano. Sì, perché il Papa, nel convocarla, ci dice che il mondo, per una volta, bisogna guardarlo dalla parte e con gli occhi dei bambini. E allora molte cose cambierebbero.
La pace probabilmente prevarrebbe sulla guerra, la custodia del creato sugli attentati all’ambiente, la fratellanza sull’inimicizia e l’odio. Guardare il mondo da una diversa prospettiva, dunque. Liberandosi dai punti di vista individualisti e narcisisti degli adulti. Che poi, riprodotti su larga scala, diventano guerre, squilibri economici, inquinamento, cambiamenti climatici e tutte le altre grandi questioni che Francesco, portatore egli stesso del diverso sguardo di uomo del Sud del mondo, mette continuamente sotto gli occhi dei grandi della Terra.
“Dipende” non è relativismo. È, anzi, coraggio di uscire dai soliti schemi per battere nuove strade. Ed è significativo che la presentazione dell’ormai imminente Giornata dei Bambini sia giunta, ieri, pochi giorni dopo la pubblicazione del messaggio papale per la Giornata dei Nonni e degli Anziani, in programma il 28 luglio prossimo. Anche in questo caso un invito a guardare la realtà da un diverso punto di osservazione: quello di chi è più avanti negli anni e può mettere a disposizione di figli e nipoti la ricchezza della propria esperienza di vita. Bambini, giovani, adulti, anziani.
Quello che sta emergendo con sempre maggiore evidenza in questi giorni è la catena dei rapporti intergenerazionali da coltivare e da rinforzare, come più volte ha chiesto Francesco, ai fini di una vita più umana, di una società più inclusiva, di una trasmissione del sapere e della fede senza cesure. A fare da collante di tutto questo c’è il tema della pace. Se i bambini, con migliaia di disegni e letterine, inviate da tutto il mondo agli organizzatori della Giornata mondiale loro dedicata, chiedono agli adulti di smetterla di litigare in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro e soprattutto nei rapporti tra le nazioni, quanto prezioso potrebbe essere l’apporto dei nonni – specie di quelli che la guerra l’hanno vissuta sulla loro pelle – per dire “no” e “mai più”. Ecco la necessità del dialogo tra le generazioni.
Ecco che il mondo, guardato dai rispettivi punti di vista – bambini e anziani in questo caso – per una volta fornisce la stessa visione. La guerra è una sconfitta per tutti. Soprattutto per le generazioni di mezzo, giovani e adulti, che hanno in questo momento (o l’avranno tra qualche anno) la responsabilità di prendere certe decisioni. «La contrapposizione tra le generazioni è un inganno ed è un frutto avvelenato della cultura dello scontro. Mettere i giovani contro gli anziani è una manipolazione inaccettabile», ricorda il Papa nel Messaggio per la Giornata del 28 luglio. Mettiamoci dunque tutti a guardare il mondo dalla sua prospettiva. L’unica eccezione valida al “dipende”. Perché in fondo è la prospettiva di un mondo di pace.