la proposta di legge d’iniziativa popolare è ammessa solamente se firmata da almeno 50.000 elettori. Quindi non è consentito al singolo cittadino avanzare proposte di legge al Parlamento. Può invece farlo ogni singolo parlamentare, ed è giusto così, altrimenti le due Camere sarebbero intasate dalle proposte più strane. Non perché consideri i nostri parlamentari a corto di idee (anche perché in questo periodo hanno molte urgenze a cui pensare), ma – prendendo come base una legge dello Stato in vigore – vorrei lanciare una proposta di massima. L’Art. 71-bis, primo comma, lett. b) del testo di riforma del condominio, individua una serie di reati che precludono di poter svolgere l’incarico di amministratore di condominio. La casistica va dai delitti contro la personalità dello Stato a quelli contro l’amministrazione della giustizia, da quelli contro l’ordine pubblico alla falsità in atti, dalle frodi commerciali a quelle contro la famiglia, il patrimonio, ecc. Si tratta di diverse decine di fattispecie indicate nel codice penale. Questa legge applicata agli amministratori di condominio è certamente all’avanguardia: rende giustizia agli onesti, limitando fors’anche il ripetersi di delitti. Allora, mi chiedo: perché è rivolta solamente agli amministratori di condomini? Perché non estendere questa norma a tutte le attività professionali, ai consigli di amministrazione e collegi sindacali delle aziende pubbliche e private, e altresì a tutti i dipendenti pubblici, contemplandola anche fra i requisiti per essere ammessi ai concorsi? E, per ultimo, perché non estenderla pure alle cariche pubbliche elettive, cominciando dal consigliere di quartiere fino al Presidente della Repubblica, passando quindi per gli eletti nei Comuni, nelle Regioni e nel Parlamento? Queste cariche che rivestono carattere generale e pubblico sono molto più importanti di quella di amministratore di condominio… Chiedo quindi a chi ne ha il potere, senza alcuna distinzione di parte o di partito, di farsi promotore di un disegno di legge che estenda questo principio a tutte le categorie che ho indicato sopra e in particolare che venga preso come base ostativa per le candidature alle elezioni degli organi istituzionali. Per intanto, invierò questa proposta a tutti i parlamentari eletti in Emilia-Romagna, non si sa mai…
Ugo Cortesi, Alfonsine (Ra)
Se qualche parlamentare deciderà di fare propria questa sua accurata e sensata proposta, caro signor Cortesi, sapremo a chi attribuirne la paternità. Temo che a tantissimi italiani la qualità umana e il rigore dell’amministratore del proprio condominio appaiano più decisivi della condotta irreprensibile dei 'pezzi grossi' della politica e dell’economia. Ma penso anche che abbia ragione lei: ciò che giustamente si pretende da chi deve fare funzionare la civile convivenza e la cassa comune di una proprietà condivisa, tanto più deve essere richiesto a coloro che – esercitando diverse e incisive forme potere – ci rappresentano e governano la cosa pubblica o conducono quelle attività economiche che hanno sempre e comunque un rilevantissimo valore 'comunitario' visto che condizionano nel bene e nel male la vita e il lavoro di moltissimi cittadini (che il controllo di tali attività sia in mano pubblica o in mano privata, sotto questo profilo, nulla importa). Vediamo se ci sarà qualche parlamentare che sarà disposto a rilanciare la 'legge Cortesi' per il grande 'Condominio Italia'.