Mio padre, contadino, coltivatore diretto, era convinto che la Terra fosse piatta, e che il Sole girasse intorno alla Terra. Quando lavorava in campagna e a mezzogiorno, per non perdere tempo, non tornava a casa a mangiare, gli portavo io il suo pasto, in un cestino. Lo raggiungevo sui campi e glielo ponevo ai piedi.
Lui metteva giù gli attrezzi e s’inginocchiava, per mangiare più comodo. Così inginocchiato, alzava le braccia verso il cielo ed esclamava: «Guarda dov’è il sole adesso », indicando la verticale sopra la sua testa, «e stamattina era là», indicando l’orizzonte, «e poi vogliono dirmi che non si muove? ». Per lui il Sole si muoveva, e lui ne aveva le prove: dall’alba a mezzogiorno percorreva un angolo retto, 90 gradi. Dicendo a noi bambini delle elementari che il Sole sta fermo, la scuola c’imbrogliava. È vero il contrario. C’imbroglia la presunzione, anche innocente.
E un popolo d’imbrogliati è più facile comandarlo, perché è abituato ad accettare tutto quel che percepisce e presume di vedere. Lo puoi imbrogliare sulle tasse e sul servizio militare: il popolo paga quel che gli chiedi e spara su chi gli ordini. Il terrapiattista, persino quando rumoreggia, è un perfetto cittadino obbediente. Se i cittadini fossero tutti terrapiattisti, i governi sarebbero fortissimi. C’era un modo semplice e poco costoso per far vedere a mio padre che la Terra è tonda, ed era portarlo in riva al mare, che qui vuol dire a Chioggia, e mostrargli una nave che s’allontana: la nave sparisce lentamente a partire dalla chiglia, come se la chiglia sprofondasse, e la parte superiore sprofonda per ultima. Vuol dire che la Terra è tonda, e anche il mare è tondo. Terrapiattismo e fine del mondo formano un unico sistema.
Chi crede che la Terra è piatta crede anche che puoi arrivare al confine della Terra dopo il quale c’è il Vuoto: il precipizio. Pascoli lo immagina nel poema “Aléxandros”, perché anche Alessandro è arrivato alla fine del mondo: «Giungemmo, è il Fine! O sacro araldo, squilla. / Non altra Terra se non là, nel-l’aria, / quella che in mezzo del brocchier vi brilla». E si rivolge ai suoi soldati, han percorso tutto il mondo, davanti a sé non hanno che la Luna, che gli brilla riflessa nello scudo. Ci sono ancor oggi terrapiattisti che tengono per buono questo sistema. Due di loro, un uomo di 40 anni e una donna di 30, oggi stan nella cronaca.
Perché son partiti su una barca a vela, per raggiungere la fine della Terra, che per loro coincide con la fine della Sicilia, da lì gettare lo sguardo sull’Oltreterra, seguendo «virtute e canoscenza», e poi tornare indietro a raccontare il Tutto a noi, immobili come bruti. Fatalità, sono naufragati a Ustica, e questo può dare qualche nuova spiegazione sulla tragedia di Ustica: se lì il mondo finisce, e non c’è più aria, è fatale che un aereo cada. La rondine pregava il Padreterno di eliminare l’aria, perché era un ostacolo al suo volo e senza aria lei avrebbe volato meglio, ma non sapeva che senza aria sarebbe caduta come un sasso.
Come Ungaretti, che voleva far poesie eliminando le parole superflue, senza sapere che quelle sono la colla che tiene insieme le poesie. Il paragone rondine–Ungaretti non è mio, purtroppo. È di Benedetto Croce. I terrapiattisti negano che la Terra sia tonda, ma negano anche tutto il resto che la scienza afferma, compreso il virus. La Terra è piatta e il coronavirus non c’è. Terra tonda ed epidemia e quarantena e tamponi sono un unico complotto, se vuoi salvarti devi combatterlo tutto intero.
Presi e messi in terapia, i miei terrapiattisti sono scappati in barca, ripresi e rimessi in terapia coatta han scontato la quarantena e finalmente stan tornando a casa. In treno. Se fanno una conferenza–stampa, vado a sentirli. Sono due. Ma rappresentano tanti.