Gentile direttore,
nei giorni scorsi a Bibione (Venezia) c’è stata l’occasione per incontrare i volontari che operano nei Centri di aiuto alla vita d’Italia e anche una delegazione di americani impegnati sullo stesso fronte negli Stati Uniti. Ringrazio "Avvenire" per aver dato spazio a questo evento e offerto informazione ai lettori. Nel Convegno è stata invocata più di una volta l’intercessione di santa Teresa di Calcutta ed è stato proiettato il commuovente video del conferimento del Premio Nobel a Madre Teresa quando senza tanti giri di parole spiegò ai "potenti" della Terra, che l’aborto volontario è un crimine e che questo crimine è alla base di ogni guerra. Invito tutti ad andare su Youtube e cliccare "Madre Teresa Premio Nobel" per sentirlo di nuovo dalla sua viva voce. Poiché eravamo con i colleghi americani non ho esitato a por loro la domanda su chi avrebbero votato nelle prossime elezioni in Usa. La risposta è arrivata senza esitazione: «Certo abbiamo due candidati che non hanno il gradimento per tante ragioni, ma tra i due voteremo Donald Trump. Hillary è invotabile per la sua scelta di promuovere l’aborto in Usa e nel mondo con milioni di figli uccisi, per aver contribuito con la guerra in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria a far morire centinaia, migliaia di persone». Ho interrogato anche un campione di nostri volontari attivi nei Centri di aiuto alla Vita riguardo le elezioni Usa e tutti erano ben orientati a preferire e sostenere Hillary Clinton, mettendo in evidenza per esempio la volontà di Trump di costruire muri (ma costruire muri è un po’ diverso da uccidere), di favorire l’industria delle armi da fuoco (c’è una certa differenza tra costruire armi e usarle in varie guerre)… Nessuno dei nostri volontari, nonostante il flusso di rifugiati, si è ricordato che la guerra era alle porte di casa nostra (Libia, Iraq, Siria…) ed era stata scatenata con il concorso significativo delle Amministrazioni Clinton e Obama. La cosa non mi ha sorpreso perché ormai sono mesi e mesi che c’è un bombardamento mediatico per promuovere Hillary Clinton e screditare Donald Trump. Si sono impegnati proprio tutti i mezzi di comunicazione (radio, tv, e stampa). Trovo perciò assai opportuno risentire il discorso di Madre Teresa per mettere un po’ di ordine nello scaffale della morale e per proteggerci dal bombardamento mediatico. Conto su "Avvenire"! Buon lavoro, direttore.
Valter Boero, Direttivo MPV italiano
Signor direttore,
Donald Trump sarà pure impresentabile ma vuole il dialogo con Vladimir Putin, cosa che Hillary Clinton esclude categoricamente. Per cui se malauguratamente dovesse vincere Hillary che vuole rovesciare Assad solo per interessi economici, accuratamente nascosti dai media (che ci raccontano la balla di un feroce dittatore), una guerra con la Russia non ce la toglierà nessuno. Inevitabilmente anche l’Occidente sarà trascinato in questa guerra. Non crede che Putin oggi sia l’unica speranza di pace che ci resta di fronte alle politiche americane che hanno prodotto solo morte e distruzione con le varie "primavere"? In questo scenario cupo come si può essere neutrali («Clinton invotabile, Trump impresentabile», "Avvenire" del 25 ottobre 2016) come fa lei?
Carlo Principe
Vorrei dire al signor Principe che ha capito male: sono tutt’altro che neutrale davanti al duello per la Casa Bianca tra Donald Trump e Hillary Clinton. Sono letteralmente sbalordito e disgustato, cioè continuo a rimanere a bocca aperta, ma subito dopo la richiudo per non correre il rischio di masticare il nome sbagliato, davanti a quella che mi è già capitato di definire una scelta tra la "padella" Clinton e la "brace" Trump: o scottati e fritti o bruciati e inceneriti. E non è solo un problema degli Usa, la cui democrazia ammiro da sempre (pur con qualche motivata riserva che oggi trova conferma), ma del mondo intero.
Al professor Boero, che stimo molto per la forza limpida delle sue battaglie per la vita, vorrei invece dire che non accosterei neanche per sbaglio la santità di Madre Teresa di Calcutta alle acrobazie ciniche e spregiudicate di mister Trump e al suo mondo – diciamo così – di (dis)valori di riferimento. Trump non riuscirebbe neanche a pronunciarlo il «give to me»<+NERODIR_RISP> (datelo a me) che senza esitazioni ed esclusioni la piccola e immensa suora cattolica ha detto davanti a ogni povero e rifiutato: bimbo a rischio di aborto, bimba già nata, persona disabile, anziana o morente… Quel «give to me» è davvero indicibile per un uomo che rischia davvero di diventare presidente degli Stati Uniti d’America, e ad esempio proprio sulla grave questione dell’aborto ha cambiato opinione, linea e accenti almeno sei volte solo negli ultimi cinque anni. Oggi il candidato repubblicano si dice pro-life, ma appena un anno fa si era dichiarato pro-choice, voce dal sen fuggita che lo aveva riportato sulla posizione radicalmente abortista che aveva sostenuto in passato, salvo poi rovesciarla nel suo contrario nel 2011. Si dice che solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea, ma chi presta fede a un personaggio che la cambia così spesso, e tanto disinvoltamente, rischia di dimostrarsi, lui, mortalmente illuso. Questo porta a dire che Hillary Rodham Clinton è la persona giusta per assumere la guida della superpotenza Usa? No, e le continue notizie su indagini che la riguardano lo sottolineano. Non lo è per me che negli States non voto, e che dalla traiettoria politico-programmatica della signora Clinton sono stato via via deluso da cronista. Mi rendo conto tuttavia che l’ex First Lady – pur coi suoi ferrei legami con le cupole del «pensiero dominante che tende a farsi unico» – è l’unica alternativa per tutti coloro che in quel grande Paese invece votano e, come me e forse più di me, considerano Donald Trump la persona drammaticamente sbagliata per la Casa Bianca. Non so come finirà, ma so che il duro xenofobo, l’abile elusore fiscale e il niente affatto pacifista candidato conservatore affascina parecchi americani e riesce a convincere anche non poche persone per bene da questa parte dell’Atlantico. Brutta storia, quando gli impresentabili hanno un tale successo. E noi italiani dovremmo averlo imparato.
Torno alla lettera del signor Principe, per consigliare a lui di aprire bene gli occhi, anche se nei nostri tempi di informazioni (propagandistiche e no) diffuse da cento e cento canali sempre più persone credono di sapere già tutto. Non considero affatto il presidente russo Vladimir Putin «l’unica speranza di pace» del nostro tempo. Putin è un gelido politico dai denti di acciaio, apertamente nostalgico (non per ideologia, ma per sogno d’egemonia) dell’Urss. È cioè un capo di Stato che persegue, da posizioni di debolezza rispetto agli Usa, ma sfruttando ogni esitazione ed errore della controparte, un comprensibile, metodico e anche violento piano di riaffermazione della potenza di Mosca. E lo fa da "padrone" di armi definitive, non solo atomiche. L’ultimo missile nucleare a testata multipla che il signore del Cremlino ha annunciato al mondo è stato ribattezzato "Satan 2", un nome che non è esattamente una preghiera di pace e che parla – anzi grida – da solo il male di cui è segno e minaccia. Quanto a Bashar al-Assad è senza dubbio «un dittatore», feroce perché inesorabile e spietato nelle sue scelte che si sono sempre e solo dimostrate tese alla conservazione del potere, non alla fine delle sofferenze dei suoi "sudditi". Tanti siriani di ogni fede e i loro vicini libanesi lo testimoniano da anni, a voce alta e senza per questo assolvere un buon numero di oppositori del regime baathista, che si dimostrano altrettanto spietati e feroci. I fatti sono fatti. Né i drammatici giochi e gli errori geostrategici e umanitari delle amministrazioni americane degli ultimi vent’anni, né gli orrori jihadisti possono cambiare la sostanza delle cose. Scambiare lo zar russo e il suo alleato di Damasco per angeli della pace è un terribile abbaglio.
Marco Tarquinio
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