Il male. Fino alla fine del mondo non riusciremo a risolvere il problema del male. Che cos’è? Da dove è sbucato? Perché, mentre ci spaventa, ci affascina e ci attrae? Perché il bene, che tanto ci fa bene, a volte diventa faticoso? La tristissima storia di Fortuna Loffredo, continua a far parlare gli italiani. Gli sviluppi che si susseguono ci tengono con il fiato sospeso. A riguardo tanta gente ha preso la parola sui giornali e in televisione. Purtroppo non sempre con il discernimento e il rispetto dovuti a una tragedia così grande. Corrado Augias ha detto che la piccola si atteggiava a signorina di sedici anni. Non è vero. I suoi capelli pettinati a boccoli erano quelli di una bambina della sua età. Ma anche se fosse, che cosa c’entra con la violenza sessuale e la morte che ha subito? In un’altra trasmissione televisiva qualcuno addirittura ha detto che “quel palazzo andrebbe demolito”. Parole senza senso. Anche “Porta a porta” non ha rinunciato a descriverlo come “palazzo degli orrori”. Gli animi vanno placati, non ulteriormente istigati. Davanti alla casa – meglio dire “basso” – dove scontava i “ domicilairi”, Marianna Fabozzi, compagna di Raimondo Caputo, l’uomo che avrebbe stuprato e ucciso Fortuna Loffredo, è stata lanciata una molotov. Grazie a Dio senza conseguenze. L’aria in paese si fa sempre più pesante. Per quel gesto inconsulto viene adesso indagata Mimma Guardato, la mamma della piccola Fortuna, e i suoi familiari. Sofferenza nella sofferenza. In carcere Raimondo Caputo è stato aggredito e malmenato dagli altri detenuti. I detenuti non perdonano. Anche se a loro volta non fanno che chiedere perdono. Il tuo peccato è peggiore del mio. La tua colpa giustifica la mia. I bambini non si toccano. Ed è una grande verità. Non si toccano nemmeno i genitori dei bambini. Non si toccano nemmeno i bambini che non sono nati ancora. Per Caputo, dunque, nessuna pietà. Anche se fino a condanna certa, in Italia, tutti debbono essere considerati innocenti. Clima di caccia alle streghe. Penso ai secoli passati. Penso ai paesi dove la giustizia è sommaria. Anche Marianna Fabozzi è stata tradotta nel carcere femminile di Pozzuoli. Ha violato il carcere domiciliare. Ad attenderla ci sono le altre detenute. Ed è subito violenza. Marianna viene malmenata, picchiata, ingiuriata, offesa. Violenza. Ancora violenza. Il fuoco non si spegne con il fuoco. L’odio non si placa con l’odio. La giustizia non si ottiene con l’ingiustizia. Occorre mantenere i nervi saldi. Non sta accadendo. L’avvocato della famiglia di Fortuna ha detto che davanti a casi come questi anche i preti dovrebbero essere sciolti dal segreto confessionale. Parole in libertà. Dette certamente in buona fede ma che non reggono – non possono reggere – alla severità del ragionamento. Se un peccatore apre il cuore a un prete in confessione è solo perché ha la garanzia che le sue parole non saranno mai rivelate ad altri. Se dovesse accadere anche una volta sola avremmo ucciso il sacramento della riconciliazione. E quindi la possibilità di arrivare al cuore di un uomo reo di cotanta infamia. Necessita una pausa di riflessione. Seria. Serena. Onesta. Le parole vanno pesate. Gli animi non vanno aizzati. I poveri vanno aiutati. Per quanto il male ci lacera il cuore, il desiderio di giustizia non deve trasformarsi in sete di vendetta. Per quanto ci sentiamo svuotati e annichiliti dobbiamo intraprendere la via del perdono. Un’ altra possibilità per riprendere il cammino non c’è. Misericordia e verità si incontreranno. Non è facile questo connubio, ma è necessario. Inorridire è un bene. Sempre. Non solo quando il male è accovacciato alla nostra porta. Anche quando colpisce lontano. Quando ai bambini dei Paesi poveri vengono strappati, senza pietà, gli organi vitali per ridare la vita ai ricchi. Quando altri bambini saltano sulle mine antiuomo occultate dai grandi nelle loro campagne. Quando i bambini muoino di fame e di sete perché altri stanno sciupando inutilmente il pane e l’ acqua destinata a loro. Misericordia. Lasciamoci inondare dalla misericordia. Invochiamola. Ne abbiamo tutti estremo bisogno.