Caro direttore,
da alcuni anni si tengono in Italia conferenze sui risultati di “traduzioni” della Bibbia dall’ebraico antico. Tali conferenze sono molto affollate a motivo degli intriganti argomenti che in esse vengono trattati. In sostanza, secondo le traduzioni proposte e curate sempre dallo stesso individuo, risulterebbe che il Dio di Israele non sarebbe il Dio dell’universo, ma un piccolo “Signore” di qualche sperduta civiltà extraterrestre. Succede così che più d’uno comincia ad accarezzare teorie strampalate, in nessun modo fondate su uno studio interdisciplinare (e interconfessionale). Non mi meraviglio granché, visto che pochi conoscono bene la Bibbia e ancora meno hanno le competenze per capire gli errori di un traduttore alternativo e... liberamente pensante. Ho studiato per anni la Sindone e la Passione di Cristo e certe superficialità sono evidenti e stridenti e se abbondano nel Nuovo Testamento, figuriamoci nel Vecchio! Possono anche nascere in buona fede, ma possono creare seri danni, perciò mi chiedo se non sia il caso che la Cei trovi una forma per avvisare credenti (e liberi pensatori) di stare attenti a traduttori e interpreti inattendibili...
Michele Salcito
La Cei, caro dottor Salcito, mette a disposizione di tutti noi testi biblici caratterizzati da una traduzione fondata e curatissima. E altre pregevoli traduzioni (compresa quella interconfessionale in lingua corrente) non mancano. Non c’è, insomma, alcun bisogno di affidarsi a fonti di dubbia qualità o addirittura certamente avvelenate... Ma accade. E dunque la sua preoccupazione è motivata.