Gentile senatrice Segre,
siamo un gruppo di viaggiatrici e viaggiatori che di recente hanno attraversato città e villaggi palestinesi. Il nostro viaggio ci ha portati a vedere "con i nostri occhi" la tragica situazione di un popolo oppresso dallo Stato di Israele in molti modi: 1) privato della continuità territoriale, della libertà di movimento, delle fonti di acqua, delle terre coltivabili; 2) soggetto a violenze spesso ingiustificate da parte dell'esercito e dei coloni israeliani (ad esempio abbiamo visto una serra ad At Tuwani, costruita grazie al contributo della Chiesa valdese italiana, distrutta dai coloni israeliani la notte dopo il suo completamento); segregato e frammentato da un muro, quel muro che papa Francesco ha toccato e davanti al quale ha pregato nel 2014.
Abbiamo incontrato anche israeliani che si battono per la causa palestinese, tra cui la professoressa Nurit Peled-Elhanan, che ci ha parlato delle 65 leggi razziste in vigore in Israele: leggi che non discriminano solo i palestinesi o gli arabi ma anche i cittadini israeliani se non sono ebrei. Tra di esse troviamo, ad esempio : la legge sulla proprietà degli assenti, che classifica i palestinesi che hanno lasciato le loro proprietà dopo il 1947 (durante la Nakba) come "assenti" e impedisce loro di rientrarne in possesso; al contempo, la legge sulle questioni legali e amministrative autorizza gli ebrei che nello stesso periodo hanno perso le loro proprietà a reclamarne il possesso; la legge del ritorno, che garantisce cittadinanza israeliana a tutti gli ebrei: ma non esiste legge del ritorno per i Palestinesi, che pure sono nati nella stessa terra; la legge sulla cittadinanza, che benché sospesa priva ancora del diritto di cittadinanza i palestinesi che vivono nei territori occupati e che sono sposati con cittadini israeliani: molte famiglie palestinesi sono perciò impossibilitate a riunirsi. Amnesty International ha parlato a questo proposito esplicitamente di apartheid.
Francesca Albanese, relatrice speciale alle Nazioni Unite, nel suo “Rapporto sulla situazione dei diritti umani nei Territori Occupati dal 1967” denuncia l’impressionante quadro di illegalità in cui si attua la progressiva espansione territoriale israeliana con la confisca di terre ai palestinesi e l’istituzione di proprie colonie in Cisgiordania in un contesto di dominio militare, violento e doloroso, che annulla il diritto del popolo palestinese alla propria autodeterminazione.
Nelson Mandela sosteneva: “La nostra battaglia non sarà completa senza la libertà del popolo palestinese”.
Senatrice, lei si batte contro ogni discriminazione e forma di razzismo e di recente ha affermato «non è concepibile nessuna equidistanza; se vogliamo essere fedeli ai nostri valori, dobbiamo sostenere il popolo ucraino che lotta per non soccombere all’invasione, per non perdere la propria libertà». Perché non estendere la sua affermazione anche al popolo palestinese, che dal 1948 è sottoposto alla più lunga occupazione militare della storia moderna?
Ci appelliamo a lei, convinti e convinte che una sua presa di posizione possa dar voce a un popolo che rischia di essere dimenticato dall’attualità, ancor prima che dalla storia e dalla memoria. Grazie per la sua attenzione.
Sefora Adamovic, Pietro Alfano, Camilla Barberio, Marta Bianchin Gabriele Bigongiari, Mannino Bordet, Stefania Breglia, Paula Brignardello, Renata Businaro, Carmelo Chitè, Donatella Ciampa, Marco Cola, Alessandra Conti, Giorgia Crisci, Filippo Cucinotta, Micol De Brabant, Roberta De Monticelli, Daniele Di Lazzaro Luciana Freddi, Daniela Gallo, Marina Gavoglio