Costanti gli appelli perché ciascuno, soprattutto tra i più poveri e indifesi, riceva giusta ed efficace protezione - Ansa
Pubblichiamo uno stralcio dell’articolo di Padre Vicini, tratto dal quaderno 4115 della «Civiltà Cattolica»
Fin dall’inizio della pandemia il Papa ha riconosciuto la necessità di risposte integrate e globali per far fronte a quanto l’umanità stava vivendo. In molteplici istanze e in ambiti ecclesiali e politici, in contesti nazionali e internazionali, ha richiesto di riconoscere la dimensione globale della pandemia e, fedele all’esperienza biblica, evangelica e del magistero cattolico, ha invitato a prendersi cura in modo particolare dei più poveri, di coloro che hanno minori risorse sociali, politiche, finanziarie e sanitarie. Francesco ha riaffermato e sostenuto l’impegno generoso ed eroico di tanti professionisti sanitari al servizio dei loro pazienti nella molteplicità di strutture sanitarie presenti nei vari continenti. Nello stesso tempo, si è mostrato attento a quanto concerne la salute delle popolazioni e alla complessità di far progredire la salute globale.
«Urgente aiutare i Paesi che hanno di meno, con piani lungimiranti non motivati solo dalla fretta delle nazioni benestanti di stare più sicure I rimedi vanno distribuiti con dignità»
Il Papa ha chiesto che la ricerca per un vaccino potesse essere sostenuta e facilitata per ottenere vaccini efficaci, mentre si controllava la diffusione dell’infezione con le misure di salute pubblica necessarie (igiene, mascherine protettive, distanza nei contatti sociali, quarantena per le persone infette, riduzione mirata della libera circolazione e delle diverse attività sociali: educative, lavorative e ricreative). Oltre a domandare la disponibilità e l’accesso per tutti ai test diagnostici necessari, Francesco non ha smesso di richiedere che i vaccini, dopo le necessarie verifiche scientifiche sulla loro efficacia e sicurezza, vengano resi disponibili a tutti, dappertutto, senza vincoli legati ai brevetti e, ancora una volta, con un’opzione preferenziale per le persone più povere e bisognose.
Per promuovere la vaccinazione a livello globale, mostrando in tal modo il suo impegno volto a favorire la salute dell’intera umanità, il Papa ha fatto appello all’elemento caratteristico della vita cristiana: l’amore. Per Francesco, «vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. […] Vaccinarci è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili». L’amore è sempre in- clusivo e comprensivo, come ci ricorda il comandamento evangelico. La vaccinazione è un atto di amore per se stessi e per gli altri, in particolare a vantaggio dei più deboli, la cui salute è più fragile per malattie o condizioni preesistenti o per età e attività professionali. Inoltre, ogni atto di amore dipende dall’amore di Dio, donato gratuitamente, per sempre e senza condizioni, a tutti e dappertutto. Infine, ogni atto di amore ci rende capaci di amare, di concretizzare l’amore di Dio qui e ora, nella nostra quotidianità e ordinarietà.
Dall’inizio del suo pontificato, Francesco ci esorta continuamente a vivere la nostra realtà di discepoli, illuminati, ispirati, nutriti e fortificati dall’amore di Dio, che sperimentiamo in molteplici modi in Gesù, nella Chiesa e nel mondo, grazie allo Spirito e ai suoi innumerevoli doni.
In tal modo, il Papa ha incoraggiato e ispirato scienziati, operatori sanitari, leader, organizzazioni nazionali e inter- nazionali e persone di buona volontà che in tutto il mondo spingono i cittadini a vaccinarsi e lavorano perché sia possibile vaccinarsi dovunque. La vaccinazione globale sta procedendo a ritmi diversi: nel Nord del mondo in modo più spedito, mentre nel Sud in modo più lento. Le cause di questa differenza sono molteplici e includono la disponibilità di vaccini, le strategie di distribuzione, la presenza ed efficienza delle strutture sanitarie, i processi di informazione, coinvolgendo le comunità locali, come pure le autorità che in modo responsabile si mettono a servizio dei cittadini, le comunità ecclesiali e le varie confessioni religiose presenti nel territorio.
Trattando il tema della vaccinazione globale, il Santo Padre ha richiesto che l’estensione vaccinale globale sia rispettosa e avvenga nel contesto della crescita di una cultura sanitaria locale: «Il sapere va condiviso, la competenza va partecipata, la scienza va messa in comune. La scienza, non soltanto i prodotti della scienza che, se offerti da soli, rimangono dei cerotti in grado di tamponare il male ma non di curarlo in profondità. Questo vale ad esempio per i vaccini: è urgente aiutare i Paesi che ne hanno di meno, ma occorre farlo con piani lungimiranti, non motivati solo dalla fretta delle nazioni benestanti di stare più sicure. I rimedi vanno distribuiti con dignità, non come elemosine pietose. Per fare del bene davvero, occorre promuovere la scienza e la sua applicazione integrale: capire i contesti, radicare le cure, far crescere la cultura sanitaria».
In modi che sorprendono, e scandalizzano, ha luogo una resistenza, anche aggressiva e violenta, alle forme di prevenzione
Senza dubbio la fiducia nella ricerca scientifica e nelle pratiche mediche in generale, e in particolare vaccinali, ha e continua ad avere un ruolo importante, influendo sui singoli e sulle comunità. Chiunque abbia sofferto a causa di progetti di ricerca scientifica o di pratiche sanitarie – per esempio, nel caso di minoranze etniche, razziali, culturali, religiose e linguistiche – giustamente starà attento ed esaminerà in modo critico quanto viene proposto, anche nel caso della vaccinazione contro il Covid-19. Tuttavia, in modi che continuano a sorprendere, e anche a scandalizzare, a livello mondiale ha luogo oggi una resistenza, anche aggressiva e violenta, ai vaccini ora disponibili e alla possibilità di vaccinarsi, e quindi a proteggersi e a proteggere dall’infezione causata dal Covid-19 e, qualora si contragga l’infezione, ad avere sintomi ridotti.
I ripetuti interventi del Papa, come pure di autorevoli voci ecclesiali, sociali, culturali, politiche e scientifiche, non sembrano in grado di favorire una ricezione positiva dei vaccini disponibili, come pure di invitare a una riflessione critica circa le prese di posizione. Troppo spesso campagne di disinformazione e informazioni false seducono e fanno pensare che si stia vivendo una cospirazione globale, che il Covid non esista, che i vaccini introducano computer microchip nel nostro corpo. Non sono rare le famiglie in cui alcuni membri sono vaccinati e altri non hanno alcuna intenzione di vaccinarsi, adducendo motivi vari, creando divisioni e separazioni e rendendo difficile il dialogo e la riflessione critica. In queste situazioni, la salute e ciò che può proteggerla sembrano divenuti un bene personale, soggettivo e individuale, che è minacciato da quanto mira a promuovere la salute globale. Pare che il singolo possa preoccuparsi della sua salute – e solamente della sua – in modo autonomo e indipendente, a suo piacimento, come se la sua salute non dipendesse dalla salute altrui e da quella dell’intero Pianeta.
Inoltre, la ricerca della verità, decisioni prudenti e sapienti, riflessioni autocritiche e un esame attento delle fonti di informazione non sembrano essere più valori condivisi. Con rammarico, si osserva che chi cerca di vivere tali valori viene attaccato verbalmente nei social media e, nel contesto sociale, anche fisicamente. Infine, in molti casi la salute è politicizzata. Così proteggere e promuovere la salute individuale, delle popolazioni, dei più vulnerabili e dell’intera umanità è ridotto a una scelta di parte, informata da logiche partitiche, confondendo scelte sanitarie con approcci proposti da partiti o da gruppi di pressione motivati ideologicamente.