Arnaldo Giudici Villa Guardia (Co)
Lo sguardo amareggiato ed esigente con il quale lei, caro signor Giudici, valuta sia le modalità di accesso ai palazzi della politica sia lo stile con cui alcuni parlamentari lo abitano coincide con il mio personale e, soprattutto, con quello che Avvenire esercita da molti anni. Ma credo che lei conosca bene le battaglie di questo giornale per riottenere regole elettorali a misura di cittadino. Alle sue parole vorrei, perciò, aggiungere solo una sottolineatura: circa dodici milioni di italiani sono chiamati alle urne domenica e lunedì prossimi per un importante turno amministrativo nel quale sarà possibile esercitare un diritto di preferenza non solo su sindaci e presidenti ma anche sul proprio candidato alle assemblee elettive comunali e provinciali. Visto che per gli enti locali si può fare quello che alle elezioni per Camera e Senato ci è negato, mi piacerebbe che tanti considerassero questo voto anche come una sorta di "allenamento". Noi cittadini abbiamo diritto a una scelta piena e diretta dei nostri rappresentanti (che oggi sono invece designati solo e soltanto dai vertici di partito visto che ciò che conta è l’ordine di inserimento dei nominativi nelle "liste bloccate"). E io sono più che mai convinto che chi fa politica ha il dovere di riconoscerlo e di tornare a garantirlo.
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