Caro direttore,
leggo e capisco la sofferente constatazione del professor Francesco D’Agostino che la diffusione e, anzi, la «dilatazione» dell’aborto provocato, su scala planetaria, sia pressoché irrimediabile, malgrado tanto lodevoli iniziative pro-vita. È innegabile che qualcuno molto potente ha condotto e continua un Piano per ridurre l’«inquinante» popolazione umana. Uno dei punti forti di questa campagna è cambiare il nome del bambino, da quando la signora McLaren del Comitato Warnock (anni 70 del Novecento) suggerì di chiamare pre-embrione l’embrione per non turbare l’“antiquata” opinione pubblica. Ci si preoccupa della vita che potrebbe essere cancellata in qualche decennio a causa del riscaldamento globale e si ignora la vita che viene uccisa adesso. Su Internet c’è un’apprezzabile informazione sulla storia delle guerre, che purtroppo continuano e si prospettano, tra cui la prima e la seconda guerra mondiale (milioni di morti) del secolo scorso ma si ignora la terza guerra mondiale, che continua nel secolo presente e che di vite ne ha eliminate oltre il miliardo. Una vera fiumana di morte e di dolore che scorre nell’indifferenza di troppi, e alla quale l’affluente italiano porta appena un rivolo. Qui sta il punto! Anche usando la sola ragione (la fede è un residuo medievale, dicono... .) è difficile negare l’esistenza del demonio, mistificatore e divisore... Un’ultima domanda, direttore, per caso conosce un qualche politico italiano sedicente cristiano, che si sia pronunciato contro il finanziamento della Ivg?
Ogni rivolo, piccolo o grande, della fiumana della morte e del dolore procurati è terribile, caro dottor Ghielmi. E so di dirlo all'unisono con lei, che mi è maestro e da decenni si batte con civilissima tenacia per le ragioni della vita. Ma desidero rispondere alla sua domanda finale: conosco politici, cristiani e no, contrari all’aborto volontario. Tanti di loro esprimono la loro contrarietà con toni e modi per me “giusti”, perché fanno i conti col male, che chiamano per nome, ma non inveiscono contro le donne. Conosco altri politici che, invece, fanno l’una e l’altra cosa: si danno da fare, ma attaccano con durezza le donne che decidono di interrompere la gravidanza. Ne conosco altri ancora che inveiscono soltanto, contro le donne che abortiscono. E ne conosco due ultime, quasi incredibili categorie. La prima è fatta di gente che è contraria all’aborto, ma non lo dice quasi neppure a se stesso. La seconda categoria, infine, è quella di chi dice no all’aborto, nel nome del diritto alla vita e dell’accoglienza dei bambini non nati e però se infischia del diritto alla vita e dell’accoglienza dei bambini – e ancor più degli ex bambini, ormai adulti – che sono in condizioni di bisogno e a rischio di morte (magari in mare, o a causa della guerra, o di persecuzioni)... Non conosco invece parlamentari italiani che abbiano formalizzato proposte per «togliere finanziamenti» a questa pratica non solo e non tanto per come è regolata dalla legge 194, ma soprattutto per come viene applicata secondo l’ideologia del “diritto all'aborto” che quella legge non prevede, ma che un’impressionante pressione culturale ha scolpito nei pensieri e nella prassi di troppi... Perciò, accanto a un impegno consapevole e costante per cambiare sul piano delle politiche per la famiglia e la denatalità tale pesante condizione e tale grave convinzione, c’è un grande lavoro culturale e spirituale da fare e come il professor D’Agostino ci ha suggerito con il suo stile – che oggi più di ieri mescola lucidità, amarezza e speranza – servono chiarezza, generosità, nessuna asprezza e anzi un’infinita tenerezza, per madri e figli. E perché i padri abbiano ruolo, e non lo fuggano.