Caro direttore,
a questo punto del cammin di mia vita – giunto alla pensione come ferroviere e padre di quattro figli – le scrivo solo per comunicarle che quest’oggi ho sottoscritto un abbonamento annuale ad “Avvenire”. Nato a Verona nel 1957 (vedo che lei e io siamo praticamente coetanei) da genitori (Sergio e Agnese) cattolici praticanti e militanti (padre nella Cisl bancari per tanti anni, madre nel Cif), ho trascorso molto tempo a discutere con loro e con i miei fratelli su alcune questioni nodali – la Chiesa, la società, le responsabilità individuali e collettive... – che spesso ci hanno diviso. Erano anni diversi, i Settanta del Novecento, e la polarizzazione delle posizioni non giovava al dialogo e alla reciproca comprensione. Oggi che i genitori non ci sono più, ma hanno fatto in tempo a sapere, prima di andarsene, quanto bene gli si sia voluto, mi trovo a rivedere molte idee, a confermarne altre, a considerare proprio sbagliate e inopportune altre ancora. L’avvento (provvidenziale) di papa Francesco ha contribuito a farmi tornare là dove ero andato via molti anni prima. Anche grazie ad “Avvenire”, che ho cominciato a conoscere da bambino quando mio padre lo lasciava sulla scrivania del suo studio dopo averlo sfogliato. Tornare a essere un vostro lettore costante è quindi un atto di riconoscenza nei loro confronti e di riconoscimento per il lavoro prezioso che continuate a fare, anche nonostante volgarità e cattiverie che in questi mesi vi sono state rivolte da qualche politico in stato di ebbrezza da potere. Grazie ancora, quindi, e a leggervi tutti i giorni. Con stima.
Carlo Ridolfi, Padova
Che cosa posso dirle, a nome di noi tutti, se non un caldo “grazie” per questa scelta e per i motivi che la sorreggono? Buone letture, caro amico, e buon cammino.