Caro direttore,
desidero ringraziarla dell’editoriale di domenica “Le parole e i fatti”. Da tempo non leggevo un articolo lucido, duro e insieme amabile, su un argomento così divisivo. Anche a un attrezzato apologeta e polemista quale lei è, questa volta la penna non è scappata, forse perché troppo viva e dolorante è la causa – profughi e preti – che bisognava difendere. Leggendolo, mi è tornato alla mente l’insegnamento di un mio antico Maestro: «A certa gente neppure l’approvazione del sorriso»; senza malanimo! Con viva cordialità.
La ringrazio io, gentile e caro signor Serra, e molto. Anche se a “certa gente” io sostituirei “certe parole” o, più aulico, “certi detti”. Le persone possono dire cose che non stanno né in cielo né in terra, ma grazie a Dio – se non sono stupide o morte, come recita un vecchio adagio – possono sempre cambiare idea... Matteo Salvini compreso. Vorrei però rassicurarla su un punto: la mia penna, da qualche annetto ormai, “non scappa” e ogni volta va esattamente dove intendo farla arrivare. Tono e argomentazioni possono piacere o meno (e io stesso non sarei capace di scrivere due volte nell’identica maniera un mio articolo), ma – glielo assicuro – l’esito non è mai casuale. Ricambio di cuore il suo saluto.