E se i giovani dei Fridays for Future, che si sono mobilitati in tutto il mondo per chiedere agli adulti e alle istituzioni di 'non rubargli il futuro' e di costruire un domani sostenibile per il pianeta, coinvolgessero le proprie famiglie in Saturdays for Future, dedicati a cambiare le abitudini di spesa? Se, cioè, il sabato, il giorno successivo alla mobilitazione, quando oltre la metà delle persone fa abitualmente la spesa settimanale, si trasformasse per tutti nel giorno del 'voto con il portafoglio' a favore della sostenibilità ambientale e sociale?
Noi crediamo che un impegno 'generativo' di questo tipo lancerebbe un fortissimo segnale al mondo economico e finanziario. Per questo, la nostra proposta è di cominciare i Saturdays For Future a settembre (il 21 o il 28, a seconda della data prescelta per il prossimo sciopero globale degli studenti per il clima), il che consentirebbe di preparare adeguatamente la giornata dedicata 'al consumo e alla produzione responsabile' di cui parla l’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il quale precede l’Obiettivo 13 dedicato alla lotta al cambiamento climatico.
I Saturdays for Future potrebbero aiutare i mercati e le imprese ad accelerare la transizione verso la sostenibilità, rendendo l’impegno per l’ambiente e il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità in cui esse operano economicamente conveniente. Un evento del genere segnerebbe la nascita di un nuovo potere dal basso e di un nuovo modo di fare economia. Che spingerebbe i media a non parlare solo della variazione degli indici finanziari, ma anche dell’azione mirata da parte di consumatori responsabili. Abbiamo dei meccanismi mentali, quasi automatici, che ci portano a pensare che tutto quello che accade nel sistema economico passi sopra le nostre teste senza che noi possiamo influire minimamente.
E crediamo che il cambiamento politico ed economico sia realizzato solo dal concorso della mano invisibile del mercato con quella visibile di un deus ex machina, un sovrano illuminato e benevolente (speriamo sempre che lo sia) che da solo e dall’alto cambia le cose. Per questo gran parte della nostra 'attività sociale' sta nella ricerca passiva di un leader che ci cavi le castagne dal fuoco. L’economia non funziona così e il progresso umano, sociale ed economico è qualcosa di molto più complesso. Se un meccanico può fare tutto da solo per riparare un’automobile e un buon medico per essere efficace ha invece bisogno del concorso del paziente, il bene politico ed economico è ancora più difficile da raggiungere perché le buone ricette non bastano, ma c’è bisogno del concorso degli stili di vita dei cittadini.
Gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite ci parlano di un mondo 'a quattro mani'. Impossibile raggiungere gli obiettivi su povertà, fame, ambiente, salute senza il concorso della 'terza mano' della cittadinanza attiva e della 'quarta mano' delle imprese responsabili che imparano a creare valore economico in modo sostenibile. Innescare il 'cambiamento a quattro mani' ha bisogno di una miccia accesa dal basso. Il mercato è fatto di domanda e offerta e noi cittadini/consumatori siamo la domanda. Senza le nostre scelte di consumo e risparmio l’economia si ferma. Se ne diventassimo tutti consapevoli e da domani imparassimo a 'votare col portafoglio' il mondo cambierebbe.
Gli ostacoli che si frappongono a questo sogno sono quattro: consapevolezza, informazione sulla sostenibilità dei prodotti, coordinamento delle scelte individuali e differenze di prezzo. Proprio per questo un Saturdays for Future sarebbe fondamentale e rappresenterebbe un gigantesco cash mob in grado di far crescere consapevolezza e informazione, con un’enorme esercitazione di coordinamento delle scelte.
Nessuno è così ingenuo da pensare che la terza e la quarta mano possano agire da sole. Ma sappiamo anche che la seconda mano della politica si muove sulla scia del consenso degli elettori. Se vogliamo che la seconda mano collabori e vari una serie di iniziative di policy già messe a fuoco dagli esperti (ecotasse sociali e ambientali, introduzione di indicatori di sostenibilità nei meccanismi di remunerazione dei manager e molto altro) un Friday for Future seguito da un Saturday for Future potrebbe dare una forte spinta al cambiamento, anche delle regole politiche, nella direzione di uno sviluppo sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale.
*Docente di Economia all’università di Tor Vergata, cofondatore della Scuola di economia civile
e direttore del Festival dell’economia civile
**Portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) e già ministro e presidente dell’Istat