Continuano i combattimenti nella Repubblica Democratica del Congo tra forze regolari e ribelli. La popolazione è ormai allo stremo, tra razzie, continui assalti nei villaggi, stupri di donne e violenze sui bambini. 18 persone solo nell'ultimo fine settimana, e nemmeno i media locali ne parlano.
A lanciare il grido di allarme alla comunità internazionale è monsignor Sikuli Paluku Melchisedech, vescovo di Butembo-Beni che in un videomessaggio ha denunciato i continui massacri di Beni e dintorni, nel nord Kivu: “Veniamo uccisi, massacrati ogni giorno in un’indifferenza sempre più sconcertante. Eppure continuiamo a sperare, ad aspirare alla felicità annunciata nelle Beatitudini proclamate da Gesù Cristo”.
Così il presule esprime il suo dolore per questa immane tragedia. “Sei anni di violenze e promesse non mantenute: dall’ottobre del 2014, nella diocesi di Butembo-Beni, nella regione di Beni-ville e dintorni, assistiamo ad atroci massacri. Crimini efferati che continuano senza sosta da ben sei anni”, denuncia ancora monsignor Melchisedech. Questi fatti costituiscono per il vescovo africano “crimini contro l’umanità”…
“Massacri, continui rapimenti di persone, case bruciate, farmacie e negozi saccheggiati, circa 4 mila morti dall’ottobre 2014, di cui mille solo nell’ultimo anno”. Di fronte a tutto ciò “la popolazione si chiede giustamente cosa deve ancora fare per far sì che le forze di difesa e sicurezza sradichino le Afd e gli altri gruppi armati, presunti responsabili dell’insicurezza nella regione”, ha aggiunto il vescovo, domandandosi se è “umanamente ragionevole e responsabile sacrificare in un vergognoso silenzio tante vite umane per interessi economici e/o politici”.
E infine l’appello del vescovo: “Risvegliamoci dal nostro sonno per un impegno sociale per valutare insieme la situazione su questa carneficina in Congo. Liberiamoci dall’indifferenza rivoltante che si nota nella maggioranza degli attori politici e amministrativi”.