L’esodo partito dall’Honduras bloccato alle porte del Messico: oltre 4mila le persone migranti giunte alla frontiera messicana, circa due terzi sono honduregni, gli altri provengono da El Salvador, Nicaragua, Cuba e persone si sono aggiunte dallo stesso Guatemala. In fuga da disperazione e situazione insostenibile di povertà, da violenza e mancanza di diritti umani, vogliono raggiungere gli Usa. La guardia nazionale messicana ha usato le maniere forti e gas lacrimogeni per contenere i tentativi di forzare il blocco, mentre in tanti cercavano di passare la frontiera attraverso il fiume. - Reuters
Ci sono famiglie intere ma anche madri sole, più di un terzo sono minori e donne incinte, secondo il rapporto diffuso dall’Onu. - Ansa
Non è riuscito il secondo tentativo di entrare in Messico di centinaia di migranti violentemente respinti da un ingente cordone di sicurezza al confine meridionale con il Guatemala e costretti a buttarsi nel fiume Suchiate per tornare indietro. Le foto pubblicate dai media internazionali mostrano agenti della Guardia nazionale che per bloccarli utilizzano i loro scudi e lanciano gas lacrimogeni su uomini e donne con bambini in braccio. - Reuters
Prima di fuggire i migranti si sono difesi con lanci di pietre. Un altro gruppo di 200 migranti, che ha superato con successo il confine, è stato poi intercettato dalla Guardia nazionale mentre si dirigeva a piedi verso la città di Tapachula (Sud). - Reuters
L’era delle “carovane” centroamericane era iniziata nell’autunno del 2018; a un primo esodo collettivo, che si era snodato fino a Tijuana, ai confini con la California, ne era seguito un secondo, e poi un terzo, e poi altri ancora. Lo scorso anno, l’accordo tra gli Stati Uniti e il Messico aveva “sigillato” le frontiere. Trump aveva anche firmato in estate un accordo con il Guatemala, definito “terzo Paese sicuro”. In pratica, i richiedenti asilo negli Usa avrebbero potuto attendere la risposta alla loro richiesta nel Paese centroamericano, così come accade per il Messico, in cambio di aiuti. - Ansa
Un esodo continuo. Attraverso alcune testimonianze e prese di posizione, ricostruiamo ciò che sta accadendo in questi giorni, a partire proprio dall’Honduras, principale luogo di provenienza. “Le partenze da qui non sono mai cessate – spiega al Sir mons. Luis Solé Fa, vescovo di Trujillo e presidente della Pastorale della mobilità umana della Conferenza episcopale honduregna –. L’esodo dal Paese è ininterrotto. Soltanto, a volte si formano queste carovane, per due motivi: da un lato, chi migra si sente più sicuro, al riparo dai pericoli, dall’altra questi gruppi partono su iniziativa di qualcuno che riesce a radunare i propri connazionali, spesso per motivi politici”. - Reuters
Seguendo il cammino della carovana si arriva presto al confine con il Guatemala. Dove l’ultima carovana si è divisa tra le frontiere di Corinto, Puerto Barrios e Agua Caliente, per poi riunirsi a Esquipulas e raggiungere la capitale, Città del Guatemala. In tanti, qui, si sono fermati nella Casa del Migrante gestita dai padri scalabriniani. “Abbiamo dovuto gestire una situazione molto complessa, la nostra struttura non ha potuto prestare attenzione a tutti coloro che arrivavano – afferma il direttore della Casa, padre Mauro Verzeletti in un'intervista al Sir –. Abbiamo dato accoglienza a 767 persone migranti, tra cui 126 donne e 151 bambini. Tra queste, 729 provenivano dall’Honduras”. - Reuters
Gran parte della carovana è giunta nel fine settimana alla frontiera messicana, dividendosi in vari punti. La maggioranza è Tecún Umán, l’ultima città prima del rio Suchiate, oltre il quale c’è lo Stato messicano del Chiapas. “Siamo molto preoccupati – spiega padre Juan Luis Carbajal, responsabile della pastorale della mobilità umana della Conferenza episcopale guatemalteca in un'intervista al Sir -. Già 4mila persone sono alla frontiera con il Messico, e sto parlando solo di coloro che sono giunti a Tecún Umán, l’ultima città prima del rio Suchiate, nel dipartimento di San Carlos. Altri stanno cercando di entrare dal dipartimento del Petén nello Stato messicano del Tabasco. Ma ci dicono che altri 4mila stanno arrivando. Per noi gestire 8mila persone diventerebbe un grande problema umanitario. In questo momento stiamo facendo un grande sforzo, riusciamo a distribuire migliaia di pasti, grazie a un grande numero di generosi volontari. Il ponte sul fiume è come un imbuto, e praticamente nessuno passa”. - Reuters
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