venerdì 31 maggio 2019
Al Festival dell'Economia presentati i dati di una ricerca dell'università di Harvard, curata da Alberto Alesina
Quanti sono gli immigrati? Gli italiani triplicano i dati effettivi

Sui numeri (reali) dell'immigrazione gli italiani sono bocciati sonoramente. Tra la percezione dell'impatto del fenomeno e la realtà effettiva c'è un baratro. E questo errore di valutazione è un danno sia perché permette di essere sensibili alle sirene e ai proclami dei movimenti populisti, sia perché, indirettamente, si ritiene sacrificabile lo Stato sociale, considerato come un “tesoro” che finisce spesso e per lo più nelle mani dei migranti.

Sono i risultati di un'indagine condotta da un team di ricercatori dell'università di Harvard, guidati dall'economista italiano Alberto Alesina.

Nella ricerca sono state effettuate più di 2.000 interviste approfondite ad altrettanti cittadini di sei Stati occidentali (oltre agli Usa, anche Regno Unito, Svezia, Germania, Francia e, appunto, l'Italia): i risultati fotografano una situazione che contribuisce a spiegare l'exploit dei partiti anti-immigrati nelle recenti elezioni europee.

“In tutti i Paesi considerati, c'è una enorme percezione sbagliata sul numero di migranti presenti sul territorio nazionale e sul loro impatto sull'economia e lo Stato sociale” spiega Alberto Alesina, intervenuto a Trento al 14° Festival dell'Economia. “Se ne sovrastima il numero e se ne sottostima l'utilità per il Paese”. Quanto è grande questo divario tra mito e realtà? Per l'Italia è enorme: gli elettori italiani pensano che il numero di immigrati sia tre volte quello reale. Poche differenze tra giovani e anziani in questa “percezione distorta”, mentre tendono a sbagliarsi di più le persone con un livello inferiore di istruzione e chi opera in un settore produttivo ad alto tasso di lavoratori migranti.

Di più: la maggioranza relativa del campione analizzato (un italiano su tre) ritiene che i servizi di Welfare State del proprio Paese finiscano, a parità di condizioni economiche di partenza, più nelle tasche degli immigrati rispetto a quelle dei connazionali: un valore simile a quello rilevato negli Stati Uniti (25%) dove, non a caso, è forte la presa della retorica anti-messicana del presidente Trump.

Il risultato migliore di tutti (con appena il 2% di scarto tra percezione e realtà) è stato rilevato dalla Svezia. “Il fenomeno è preoccupante – spiega Alesina – soprattutto perché se i servizi sociali vengono percepiti come qualcosa che viene pagato dagli italiani ma finisce nelle tasche degli immigrati, si rischia di ritenere inutile lo Stato sociale e si valuterà positivamente un suo smantellamento”.

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