Lo dice lui, “anch’io ogni volta voglio risorgere dalle mie ceneri come l’Araba fenice”. Fabiano Lioi, con l’Osteogenesi imperfetta (malattia rara) da quando è nato, più di trecento fratture (finora) nella sua vita e “poco male”. Vive da solo, “voglio essere autonomo e indipendente”, attore, scrittore, musicista e un altro po’ di roba, è appena uscito il suo libro “O.I. L’arte in una frattura” (Psicografici editore, 30 euro). Cos’è? “Una fine e un inizio – spiega -. Nasce come un sogno, diventa un obiettivo, adesso è realtà”. E cosa c’entrano le sue fratture? “Ormai sono un esperto di lastre radiografiche – racconta -, rivedendole mi sono accorto che loro immagini esprimono un vero linguaggio e così mi è venuta l’idea del libro”.
Le fratture “spezzano le ossa e il tempo”, dice: “Sai che per l’ennesima volta l’hai fatta grossa e sai quel che ti aspetta, ma la vita continua”. E lui non ha proprio intenzione di fermarla o fermarsi, “anche a rischio di mettermi in pericolo”. E se la ride: “Prima regola, mai darmi pacche sulle troppo energiche sulle spalle, potrebbero rompermisi le ossa!”