Eugenio Scarpellini, vescovo di El Alto in Bolivia, ucciso dal coronavirus - da Facebook
Un filo di tragedia e dolore lega due terre, simbolicamente. È un bergamasco il primo vescovo italiano a morire per il Covid. Non è deceduto, però, nella sua città natale ma in Bolivia, dove svolgeva il proprio ministero. Monsignor Eugenio Scarpellini, 66 anni, originario di Verdellino e pastore di El Alto, popoloso centro a ridosso di La Paz, si è spento ieri per l’aggravarsi del virus. Si tratta del primo vescovo titolare italiano che è stato stroncato dal virus.
«Si è distinto per la sua dedizione ai più poveri e la sua instancabile lotta per la giustizia», è il ricordo della Conferenza episcopale boliviana, di cui Scarpellini era stato segretario generale aggiunto. Ordinato sacerdote nel 1978, Scarpellini era stato anche vicario parrocchiale di Nembro, tra il 1982 e il 1987; l’anno successivo era partito per la Bolivia, come fidei donum, ricoprendo diversi incarichi.
Nel 2013 la nomina a vescovo di El Alto da parte di papa Francesco. Alla fine del 2019, aveva mediato nella crisi esplosa dopo le dimissioni dell’ex presidente Evo Morales. Proprio nei mesi scorsi, ai media del Paese sudamericano aveva parlato ampiamente dell’avanzare della pandemia nella sua Bergamo: «Sono in contatto con amici e parenti per capire quali siano le misure per prevenire i contagi, è una situazione molto preoccupante».
Colpito anch’egli dal virus, Scarpellini era ricoverato in ospedale a La Paz: dopo un momento in cui sembrava superata la fase più critica, ieri mattina si è avuto un repentino peggioramento, fatale. Ad annunciarlo in Italia è stato il Centro missionario della diocesi di Bergamo, «con profondo dolore, ma con la fiducia riposta in Cristo: lo affidiamo alla misericordia del Buon Pastore».
Monsignor Scarpellini con papa Francesco - da Facebook