«Venghino, signori venghino». C’è la guerra, ma che importa? Il business dell’utero in affitto non si ferma, anzi diventa creativo per bypassare le inevitabili difficoltà dovute al conflitto in corso. La principale clinica per la fertilità dell’Ucraina, la ben nota Biotexcom, da qualche settimana sembra aver lanciato un vasto programma di marketing per rassicurare i clienti di tutto il mondo.
«Kiev è una città sicura – dicono i video diffusi insistentemente tramite i canali social – le rappresentanze diplomatiche di 50 Paesi hanno riaperto e noi stiamo aumentando la nostra produttività. Stiamo iniziando nuovi programmi (i contratti di surrogazione di maternità, ndr) e la lista d’attesa per nuovi clienti sarà di 2-3 anni». Un altro video mostra la vita delle madri surrogate nei luoghi in cui trascorrono il periodo della gestazione: tutte giovani e belle, apparentemente felici di portare in grembo creature da cui saranno separate subito dopo la nascita. «Ricevono cure appropriate e cibi freschi, sono sottoposte a esami regolari», recita la voce narrante, mentre scorrono le immagini di una clinica arredata come un albergo ed equipaggiata di apparecchiature all’avanguardia.
Trasporti e alberghi inclusi nel pacchetto per i futuri genitori. Prime visite e raccolta dei gameti
in Bulgaria con spedizione a Kiev: la principale clinica per la maternità surrogata dell’Ucraina lancia
un’offensiva di marketing «aggressiva» per convincere le coppie a non sospendere il programma
In questo momento, secondo i dati pubblicati dalla stessa Biotexcom, 400 donne ucraine sono incinte di bambini che prenderanno la via dell’estero. In Ucraina, vero e proprio hub europeo dell’utero in affitto, nascono in questo modo tra i 2.000 e i 2.500 bambini. La Biotexcom "contribuisce" per circa un terzo: nel 2021 ha fatto nascere da madri surrogate tra i 500 e i 600 bebè. Dall’inizio della guerra almeno 200. Ora i problemi sono principalmente due. Il primo è rassicurare i potenziali clienti, fare in modo che si dimentichino della guerra, e indurli a non abbandonare il sogno di diventare genitori attraverso una madre surrogata. Ed ecco che Biotexcom, sicuramente la clinica ucraina più aggressiva dal punto di vista commerciale, sta lanciando nuovi servizi: trasporti organizzati e sicuri dal confine terrestre verso Kiev e confortevoli appartamenti per il soggiorno delle coppie committenti inclusi nel prezzo, con la possibilità, in caso di pericolo, di rifugiarsi nel bunker privato della clinica, modesti anticipi di mille euro sul prezzo totale (può arrivare a 40mila euro), per avviare il processo di scelta delle madri surrogate da remoto... Il più spregiudicato è però quello inaugurato il 15 e 16 luglio: le coppie interessate sono state invitate a «iniziare il programma» a Sofia, in Bulgaria, dove l’aspirante padre potrà partecipare ad alcune conferenze e sottoporsi al "prelievo" di sperma che sarà poi trasportato alla Biotexcom a Kiev per creare l’embrione che sarà poi trasferito nell’utero della madre surrogata. Incluso nel prezzo, il test del Dna. «Questa conferenza è una buona opportunità per non ritardare la vostra felicità», recita un video.
Il fatto che nel mezzo di una guerra che insanguina il Paese numerose donne si facciano avanti l’aveva spiegato l’inviata di Avvenire Lucia Capuzzi nel suo reportage da Kiev pubblicato il 22 maggio: il conflitto ha ridotto le già magre risorse dei settori fragili e per tante donne offrirsi come gestanti conto terzi è l’unico modo per andare avanti.
Se il primo problema è convincere le coppie straniere a farsi avanti nonostante la guerra, il secondo problema è la consegna in sicurezza dei bambini. I neonati, al momento, vengono "stoccati" in posti sicuri e accuditi finché i "genitori d’intenzione" non riescono a raggiungere Kiev. «Le coppie arrivano facilmente via terra dall’Italia, Francia e Spagna, ci vuole più tempo per i genitori da Sudamerica e Australia», spiega la Biotexcom, che ogni giorno sui social pubblica video con le immagini di decine di bellissimi neonati accuditi con grande attenzione da puericultrici e infermieri.
In un breve video su TikTok si dice che «questo è il paradiso». Si tratta di una "normalizzazione" dei parcheggi per neonati che già si erano visti nel 2020 ai tempi del lockdown: allora era stata una scoperta scioccante per tutta l’Europa, ora invece lo "stoccaggio" dei bebè allevati in batteria da estranei nei loro primi mesi di vita non solleva più sconcerto. La guerra, evidentemente, genera più "comprensione" della pandemia. La politica commerciale della Biotexcom prevede anche di approfittare dell’accelerazione della procedura di adesione alle Ue dell’Ucraina a causa della guerra. In un video pubblicato pochi giorni fa, una delegata della clinica che si presenta come Diana spiega che questo «aumenta la credibilità del Paese, e quindi ci aspettiamo un flusso ancora maggiori di coppie infertili». Diana però sembra ignorare che proprio quell’Unione Europea che secondo lei dovrebbe essere il biglietto da visita per un nuovo boom dell’utero in affitto, nel dicembre 2015, attraverso una risoluzione dell’Europarlamento ha condannato tale pratica come lesiva della dignità umana della donna e ne raccomanda la messa fuori legge. Piccolo particolare.