La stretta di mano tra Vance (a sinistra) e Walz - Ansa
In mancanza di un secondo faccia a faccia in televisione fra gli sfidanti per la Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump, gli americani si sono dovuti accontentare del confronto fra i vice. Nello studio della Cbs, a New York, Tim Walz e JD Vance hanno duellato su tutto ma si sono affrontati in modo civile ed educato, a volte persino concordando tra loro. Al termine, si sono stretti cordialmente la mano, con le mogli sul palco. Nessun colpo memorabile, in un dibattito risultato monotono. Ma il senatore dell'Ohio con laurea a Yale, il repubblicano Vance, è apparso più a suo agio, più fiducioso, più fluido nell'eloquio, proponendosi come una versione colta ed educata del trumpismo. Mentre il governatore del Minnesota, "coach" Tim, era più impacciato, più nervoso, preoccupato più di snocciolare tutti i talking point che di incalzare l'avversario.
Poco noti entrambi, hanno avuto la loro occasione per presentarsi al grande pubblico. Nella serata segnata dal lancio dei missili iraniani su Israele, nessuno dei due ha risposto alla prima domanda sul sostegno di un attacco di Israele all'Iran. Vance si è limitato a dire che "la scelta spetta a Israele e che bisogna sostenere gli alleati ovunque combattano i cattivi", ricordando che Trump ha garantito la pace. Walz ha invece denunciato che in questo momento il mondo non ha bisogno di un quasi ottantenne, Trump, che parla delle dimensioni delle folle dei suoi comizi.
Fra i temi che hanno un po' scaldato l'atmosfera, l'immigrazione e l'aborto. Con Vance che ha accusato Harris per la politica dei confini aperti che favoriscono i cartelli della droga latinoamericani e le invasioni di milioni di immigrati, come avvenuto a Springfield, in Ohio, dove gli illegali mettono sotto pressione i servizi pubblici. Ma è stato subito corretto dal fact-checking delle conduttrici, che gli hanno ricordato come gli haitiani insediati a Springfield - da lui accusati falsamente di mangiare gli animali domestici dei residenti - abbiano uno status legale. Dal canto suo, Walz ha accusato l'avversario di "diffamare e disumanizzare i migranti".
Sull'aborto, Vance ha contestato ai dem di avere una posizione radicale ma ha riconosciuto che i repubblicani devono impegnarsi per guadagnarsi la fiducia degli elettori. "Voglio che noi come partito repubblicano siamo pro-famiglia nel senso più pieno del termine. Voglio che rendiamo più facile per le mamme permettersi di avere bambini", ha detto, ribadendo la linea di Trump (confermata con un post in tempo reale) che è contrario al divieto federale di aborto e favorevole a lasciare la decisione agli stati. Walz ha replicato dicendo che la visione democratica sull'aborto è semplice: "Siamo pro-donne. Siamo pro-libertà di fare le proprie scelte".
Agli antipodi anche sulla sanità, dove però Walz non ha colto il destro per smentire e attaccare il rivale quando ha spacciato Trump per il salvatore dell'Obamacare. Il vice di Harris è riuscito invece a metterlo in imbarazzo quando ha tentato di riscrivere la storia dell'assalto al Capitol, ma Vance ha dribblato. Quanto alla minaccia per la democrazia, ha poi ammonito il senatore dell''Ohio, "quella vera non è quella di cui parlano i democratici ma quella della censura", comprese "le grandi aziende tecnologiche che mettono a tacere i loro concittadini".
Entrambi hanno fanno un mea culpa: Vance per essersi "sbagliato" sul conto di Trump quando lo criticò, anche come possibile Hitler americano; Walz per essersi "espresso male" quando ha raccontato di essere stato a Hong Kong durante la rivolta di Tienanmen. Unico momento di unità quando il governatore del Minnesota ha raccontato che suo figlio a 17 anni ha assistito a una sparatoria e il vice del tycoon ha espresso tutta la sua solidarietà.
Al termine del dibattito, ci ha pensato Trump ha elettrizzare l'atmosfera, definendo le giornaliste che conducevano il dibattito delle "signorine" oltretutto "prevenute" nei confronti del repubblicano.