Cartelli pro vita fuori da un centro elettorale a Phoenix in Arizona - Reuters
Non si è votato solo per la Casa Bianca, martedì 5 novembre. In oltre una decina di Stati gli americani sono stati chiamati a esprimersi anche su quesiti referendari. Differenti a seconda dello Stato. Ma il tema principale è stato quello dell'aborto, dopo che la Corte Suprema nel 2022 ha superato il suo precedente giurisprudenziale (caso Roe vs Wade) stabilendo che la Costituzione degli Stati Uniti non conferisce il diritto all'aborto, che pertanto non è un diritto federale.
La proposta referendaria di revocare la stretta sull'aborto voluta da Donald Trump (sua la nomina che consegnò ai conservatori la Corte Suprema), o addirittura introdurre il diritto all'aborto nella Costituzione del singolo Stato, non è passata in tre casi (Florida, Nebraska e Sud Dakota) mentre è stata approvata in altri sette (Arizona, Missouri, Nevada, Colorado, New York, Maryland e Montana). Ma i quesiti erano differenti, così come le legislazioni dalle quali prendevano le mosse. Diverso, perciò, il peso politico dei singoli risultati.
L'altro tema è stato quello della cittadinanza: in otto Stati, in maggioranza repubblicani, sono passati referendum per vietare il voto ai non cittadini, cosa peraltro vietata dalla legge federale. Le misure approvate in Idaho, Iowa, Kentucky, Missouri, Carolina del Nord, Oklahoma, Carolina del Sud e Wisconsin arrivano dopo che una legge in tal senso è stata approvata dai repubblicani della Camera e dopo che Trump e i suoi alleati hanno diffuso il timore di frodi elettorali, in chiave anti-migranti.
I tre Stati che hanno detto "no" all'aborto
Partiamo dalla Florida, lo Stato dove risiede il presidente eletto Donald Trump. Qui la legislazione è ferrea, a difesa della vita: l'aborto è vietato dopo le prime sei settimane di gestazione. Limite che il voto ha confermato, come auspicava il governatore repubblicano Ron DeSantis. Gli elettori hanno respinto la proposta dell'emendamento 4, che avrebbe annullato il divieto per poter poi spostare il limite in avanti. Per l'approvazione era richiesta una maggioranza di almeno il 60%: è stata sfiorata, ma non raggiunta. Una portavoce del movimento Pro-Life America, Marjorie Dannenfelser, parla di «vittoria epocale». La direttrice della Florida Women's Freedom Coalition, Anna Hochkammer, osserva che il risultato del 57% esprime comunque la posizione della maggior parte dei votanti e promette battaglia.
In Nebraska gli elettori si sono dovuti esprimere su due opposti quesiti. Uno chiedeva di rendere costituzionale il diritto all'aborto, ed è stato respinto. L'altro, approvato, sanciva l'attuale limite delle 12 settimane, con le sole eccezioni di stupro, incesto e rischio di vita per la madre.
Anche in Sud Dakota, dove l'aborto è vietato con poche eccezioni, è stata respinta la proposta di inserire il diritto all'aborto in Costituzione. Solo il 39% ha votato a favore.
I sette Stati che vogliono allargare l'accesso
Diverso il discorso per gli altri sette Stati. In Arizona, dove l'aborto è vietato dopo la 15esima settimana, il referendum sposta il limite al «punto di vitalità fetale», generalmente considerato attorno alla 23esima o 24esima settimana. A favore il 63% degli elettori.
Via libera all'introduzione del diritto in Costituzione - almeno nella volontà espressa dai votanti - in Missouri, che è attualmente uno degli Stati che più restringono l'accesso all'interruzione di gravidanza. Stesso risultato in Nevada, che consente l'aborto fino alla 24esima settimana: per cambiare la Costituzione non basterà però un referendum e gli elettori saranno chiamati a esprimersi nuovamente nel 2026. Anche in Montana, dove l'aborto è legale, è passata la richiesta che diventi un diritto costituzionale.
Il «diritto alla libertà riproduttiva», che includerebbe la possibilità di decidere se interrompere una gravidanza in corso, verrebbe introdotto anche nella Costituzione del Maryland, in base ai risultati del referendum. Lo stesso in Colorado e nello Stato di New York. Tutti Stati nei quali l'aborto è già legale.