La premier estone Kaja Kallas con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky oggi a Tallin - Ansa
Dopo l’intensificarsi degli attacchi russi, e mentre l’Unione Europea e i suoi Stati membri ammettono che non riusciranno a consegnare a Kiev entro marzo il milione di munizioni promesso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è andato in cerca di aiuti militari nel Baltico. Ripartito dalla Lituania, dove aveva detto che «l’esitazione occidentale incoraggia Putin», oggi è andato in Estonia. «Date alla Federazione russa due o tre anni e ci schiaccerà. Non correremo questo rischio, non ci sarà alcuna pausa a favore della Russia», ha dichiarato respingendo l’ipotesi di negoziati.
Poco prima aveva incontrato la premier Kaja Kallas vestita dei colori ucraini: giacca gialla su gonna azzurra. E aveva incassato dal presidente Alar Karis l’impegno ad aiuti per 1,2 miliardi di euro fino al 2027.
Il tour è proseguito in Lituania, dove Zelensky ha incontrato il presidente Edgars Rinkevics. I Paesi baltici sono tra i più convinti sostenitori dell’Ucraina, in funzione antirussa. Come del resto la Finlandia, che ha prorogato di un mese, fino all’11 febbraio, la chiusura della sua frontiera orientale per evitare che Mosca alimenti nuovamente ondate di rifugiati come strumento di destabilizzazione.
Mentre sta per concludersi il secondo anno di guerra in Ucraina, la notte scorsa due missili russi hanno colpito un albergo a Kharkiv, ferendo 11 persone tra cui due giornalisti turchi. Attacchi, con raid e artiglieria, anche sulle regioni di Kherson e del Donetsk. Un drone ucraino ha raggiunto e danneggiato una stazione di pompaggio del gas nella città di Kaluga, 200 chilometri a sud-ovest di Mosca. Un altro drone si è abbattuto sulla regione confinante di Voronezh e ha sfondato il tetto di un edificio non residenziale.
Su Telegram l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, che guida il Consiglio di Sicurezza della Federazione, ha scritto che se l’Ucraina userà missili a lunga gittata forniti dall’Occidente Mosca potrebbe rispondere con armi nucleari considerando la mossa come «un’aggressione che metta a rischio la stessa esistenza dello Stato».
Intanto la Casa Bianca fa pressione in ogni modo sul Congresso di Washington perché sblocchi i finanziamenti da 61 milioni di dollari fermati dai repubblicani. L'assistenza americana all'Ucraina «si è interrotta», ha confermato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo l'esaurimento dei fondi stanziati dal Congresso, mentre a Washington continuano i negoziati tra dem e repubblicani su un nuovo pacchetto di aiuti della Casa Bianca, che potrebbe essere legato a nuove misure di sicurezza al confine col Messico contro la crisi migratoria.