lunedì 1 aprile 2024
Parla da Zaporizhzhia il vescovo Sobilo. Il nunzio nella città sotto attacco. Bombardamenti in tutto il Paese. I doni di Francesco per i poveri di guerra
Il nunzio apostolito, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, distribuisce i doni pasquali del Papa a Zaporizhzhia

Il nunzio apostolito, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, distribuisce i doni pasquali del Papa a Zaporizhzhia - Gambassi

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«Dyakuyu». «Spasiba». Ognuno sceglie la lingua che preferisce per dire “grazie”. In ucraino o in russo fa poca differenza se si vive in una città come Zaporizhzhia dove la forte identità nazionale si unisce a un passato industriale sovietico di cui restano tracce non soltanto nell’assetto urbano ma anche nel modo di parlare. Il “grazie” è per il regalo di Pasqua che la Cattedrale cattolica di rito romano fa ai poveri di guerra: sfollati dai territori occupati della regione che per l’80% è in mano russa; evacuati dai villaggi lungo la linea di combattimento dove l’esercito russo prova ad avanzare; abitanti del capoluogo che hanno scelto di restare nonostante la mancanza di lavoro, gli attacchi, il fronte a trentacinque chilometri.

Il vescovo Jan Sobilo mentre distribuisce gli aiuti a Zaporizhzhia

Il vescovo Jan Sobilo mentre distribuisce gli aiuti a Zaporizhzhia - Gambassi

In 1.500 ricevono la mattina del Sabato Santo un buono spesa che si aggiunge al pane sfornato dai padri albertini e al cibo “fraterno” che raggiunge la città. «Un dono di papa Francesco», spiega Jan Sobilo. Ufficialmente è il vescovo ausiliare di Kharkiv-Zaporizhzhia, la diocesi da cui passa gran parte dei mille chilometri di fronte; ma per la sua gente è il pastore di Zaporizhzhia dove è approdato trentun anni fa e dove ha costruito anche la Cattedrale. A consegnare la “strenna pontificia” è il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, che sceglie la città del sud dell’Ucraina per celebrare la Pasqua.

La veglia pasquale a Zaporizhzhia con il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas

La veglia pasquale a Zaporizhzhia con il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas - Gambassi

«La Risurrezione di Cristo chiama alla condivisione. Così attraverso la carità del Papa ci facciamo ancora più vicini al popolo che sta portando una croce pesantissima», sottolinea monsignor Sobilo, 61 anni, originario della Polonia. «La nostra gente - aggiunge - sa quanto Francesco abbia a cuore il nostro Paese». E non si tratta soltanto degli aiuti umanitari che il Pontefice fa arrivare a Zaporizhzhia grazie al cardinale elemosiniere Konrad Krajewski che li trasporta anche di persona. «Abbiamo ricevuto cibo, vestiario, generatori elettrici, persino medicinali che sono stati distribuiti negli ospedali - afferma il vescovo -. Ma non è questo che mi fa dire che il Papa è l’unico leader mondiale che abbia realmente a cuore le sorti del popolo ucraino e che si stia spendendo per far tacere le armi. Sono i suoi continui appelli alla pace e la sua tenacia a costruire ponti a confermarci che lui soffre e spera con noi. Perciò dispiace che alcune sue parole siano state manipolate».

La veglia pasquale a Zaporizhzhia

La veglia pasquale a Zaporizhzhia - Gambassi

Il riferimento è all’intervista nella quale è stata rivolta al Pontefice la domanda sull’ipotesi di alzare bandiera bianca in Ucraina. «Francesco sa benissimo chi è l’aggressore e chi è l’aggredito - sottolinea il presule -. Ed è consapevole che ci possa essere un’escalation. Perché è reale il rischio di una guerra nucleare ed è concreta la possibilità che il conflitto si allarghi all’Europa. Come padre che tiene al destino dell’intera umanità e di tutte le nazioni, il Papa sta denunciando i gravi pericoli che ci stanno davanti. Per questo invita al dialogo, non alla capitolazione come taluni hanno sostenuto». Anche con la Russia? «Il dialogo con Mosca è molto molto difficile - avverte il vescovo -. Ma nulla è impossibile a Dio. Da Fatima la Madonna ha chiesto di pregare per la conversione della Russia. Di molta preghiera c’è bisogno. E ritengo che il Papa avrà un ruolo fondamentale nella mediazione fra le parti».

La veglia pasquale a Zaporizhzhia

La veglia pasquale a Zaporizhzhia - Gambassi

È il nunzio apostolico a presiedere la Veglia pasquale. Complice il coprifuoco, la liturgia inizia alle sei del pomeriggio. La Cattedrale è piena. Come lo è nella giornata di Pasqua quando al mattino viene portata in processione la statua di Cristo Risorto. Nell’omelia l’arcivescovo Kulbokas ricorda i «sacrifici» che affronta il Paese «nella guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina» e invita a non lasciarsi sopraffare dalle «paure» perché «Cristo ha vinto la morte». Il nunzio visita anche la comunità greco-cattolica della città che celebrerà la Pasqua il 5 maggio secondo il calendario che segue anche il mondo ortodosso. La solennità trascorre fra allarmi e nuove incursioni russe nell’oblast di Zaporizhzhia. E con missili e droni su tutta l’Ucraina: vengono colpite le reti energetiche; muoiono due persone fra Leopoli e Kharkiv; a Sumy, regione orientale che confina con la Russia, 19 insediamenti vengono bombardati.

La processione con la statua di Gesù Risorto la mattina di Pasqua a Zaporizhzhia

La processione con la statua di Gesù Risorto la mattina di Pasqua a Zaporizhzhia - Gambassi

«In questi due anni il numero dei fedeli è cresciuto a Zaporizhzhia - riferisce il vescovo Sobilo -. Benché molta gente abbia lasciato la città per ragioni di sicurezza, sono decine di migliaia i rifugiati giunti fra noi». Si entra nella chiesa con le «candele della pace» in mano, come le definisce il presule. «L’Ucraina è ferma al Venerdì Santo - aggiunge -. Non sappiamo ancora per quanto tempo. Ma il sepolcro vuoto ci testimonia che l’alba della Risurrezione arriverà, nonostante le sirene ci ricordino da due anni come la nostra vita sia sempre in bilico, nonostante stia crescendo il male intorno a noi, nonostante i cuori siano ancora più feriti». Ecco allora il segno pasquale per gli abitanti di Zaporizhzhia, quel dono che racconta la rete solidale che è stata tessuta sotto le bombe. «C’è papa Francesco dietro tutto questo. C’è il cardinale Krajewski. C’è la nunziatura apostolica. C’è l’arcivescovo di Leopoli, Mieczyslaw Mokrzycki. Ci sono amici e benefattori di tutto il mondo. Come la famiglia Alfieri con il signor Romano, imprenditore di Guastalla, che ci supporta dall’Italia fin dall’inizio del conflitto in una maniera fuori del comune».

La visita del nunzio alla comunità greco-cattolica di Zaporizhzhia

La visita del nunzio alla comunità greco-cattolica di Zaporizhzhia - Gambassi

Zaporizhzhia è uno degli avamposti in cui il barometro bellico segnala un peggioramento. Si intensificano le offensive russe. Gli insediamenti a ridosso dei campi di battaglia sono off-limits. «La preoccupazione c’è. Qualcuno addirittura pensa di lasciare la città», rivela il vescovo. Con il suo giubbotto antiproiettile, portava alimenti e generi di prima necessità nei paesini più a rischio. «Adesso non mi danno più il permesso di andare vicino al fronte», confida. Però lui resta accanto ai soldati. «È la nostra gente che ha indossato la divisa: chi lo ha fatto per scelta professionale; chi da volontario; chi perché mobilitato. Alcuni di loro li abbiamo visti tornare in una bara; altri senza una gamba o un braccio». E il pensiero va anche a quanti sono nella parte occupata della sua regione. «Il clima è pesante. Non ci sono sacerdoti. La Chiesa non può esserci fisicamente. Ma sarà Pasqua anche lì».


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