sabato 1 febbraio 2025
I palestinesi feriti potranno passare per le cure. Il pioniere è stato un piccolo con una malattia immunitaria, insieme ai genitori. L’hanno seguito altri trenta bambini
Un ragazzo palestinese ferito viene trasportato in Egitto per le cure

Un ragazzo palestinese ferito viene trasportato in Egitto per le cure - ANSA

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La bandiera nera, bianca, verde e rossa non c’è più. E nemmeno il cartello “Benvenuti in Palestina”. La metà gazawi di Rafah è in gran parte inagibile. Le prime immagini del valico – blindato per 280 giorni – mostrano la distruzione causata dall’invasione israeliana del 7 maggio.

Da oggi, però, i cancelli sono stati riaperti. E, uno dopo l’altro, come prevede l’accordo per il cessate il fuoco, i palestinesi feriti hanno potuto varcare il confine per ricevere cure in Egitto. Il pioniere è stato un piccolo con una malattia immunitaria, insieme ai genitori. L’hanno seguito altri trenta bambini, 19 uomini e una donna oltre a 53 accompagnatori, grazie al trasporto organizzato nei “punti di raccolta”: l’ospedale al-Shifa di Gaza City e il Nasser di Khan Yunis. Poi è stato il turno di cinquanta miliziani di Hamas, colpiti in combattimento, dopo il via. In totale quasi 200 persone.

Altrettante passeranno da Rafah, ogni giorno, fino al 28 febbraio quando terminerà la prima fase dell’accordo che prevede la possibilità per 5.500 gazawi di ricevere assistenza medica nelle strutture egiziane, dato il collasso della sanità nella Striscia. In realtà, secondo il direttore degli ospedali dell’enclave, Muhammad Zaqout, altri 12mila abitanti avrebbero necessità di essere trasferiti per le cure. «Speriamo che il numero aumenti», ha detto. A vigilare sul flusso dei pazienti ci sono, innanzitutto, i funzionari dell’Autorità nazionale palestinese (Anp): un primo passo verso il ritorno – lungo e difficile – nella Striscia, da cui Hamas l’ha cacciata dal 2007.

A supportarli la missione Ue Eubam a cui partecipano i militari di Francia e Spagna e nove carabinieri italiani con il compito di garantire il transito e la protezione di feriti e malati. La Germania potrebbe unirsi a breve allo sforzo. Un’iniziativa analoga di assistenza al flusso era stata avviata nel 2005 ma sospesa due anni dopo, in seguito alla conquista del potere da parte del gruppo armato.

Il ritorno europeo potrebbe avere un ruolo importante nel sostenere la tregua che entra nel momento più delicato con le negoziazioni, cominciate due giorni fa, dei contenuti della fase 2. «Siamo al valico per aiutare», ha affermato l’Alto rappresentante Kaja Kallas. «Quando iniziano i percorsi di stabilizzazione e di pace, l’Italia è sempre in prima fila», ha aggiunto Guido Crosetto, ministro della Difesa.


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