martedì 28 gennaio 2025
Gli aiuti di Caritas Italia anche nei Paesi vicini che accolgono chi fugge, a cominciare dal Sud Sudan in grave crisi economica
Una strada deserta di Omdurman, il centro economico del Sudan a pochi chilometri dalla capitale Khartum: su una popolazione di 50 milioni, in Sudan 12,5 milioni hanno dovuto lasciare le loro case per la guerra civile

Una strada deserta di Omdurman, il centro economico del Sudan a pochi chilometri dalla capitale Khartum: su una popolazione di 50 milioni, in Sudan 12,5 milioni hanno dovuto lasciare le loro case per la guerra civile - Ansa

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È l’unico Paese al mondo ufficialmente afflitto dalla carestia. È il Paese con il più alto numero di sfollati: 12 milioni e mezzo, di cui 9 interni. Gli altri tre milioni e mezzo si sono riversati nei Paesi vicini: Egitto, Sud Sudan, Ciad, Etiopia, Libia, Repubblica Centrafricana. La guerra civile che dal 15 aprile 2023 sconvolge il Sudan sta provocando un’emergenza umanitaria «di proporzioni sconvolgenti», denuncia Caritas Italiana.

Come spesso in Africa, le cifre sono gigantesche. Otto milioni di persone a un passo dalla catastrofe alimentare. Ventisei milioni, la metà dell’intera popolazione, in stato di insicurezza alimentare acuta. Secondo la mappatura utilizzata dalle agenzie umanitarie dell’Onu (la Integrated Food Security Phase Classification, Ipc), la carestia è già presente in cinque aree del sud e dell’ovest, dove si trovano i campi di sfollati di Zamzam, Salam e Abu Schouk, nonché la regione dei Monti Nuba. Da Zamzam arrivano notizie di persone ridotte a cibarsi del mangime per gli animali. Le proiezioni dell’Ipc stimano che nei prossimi tre mesi l’allarme sia destinato a estendersi in cinque località del Nord Darfur. Senza un intervento immediato, invoca l’Unicef, 770mila bambini sotto i cinque anni subiranno una forma mortale di malnutrizione. A ostacolare l’accesso agli aiuti è l’estrema insicurezza. Il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha dipinto un quadro «di indescrivibile distruzione e criminalità», con stupri e uccisioni anche di minori.

«Pur nella sua assoluta gravità, il conflitto in Sudan fa parte di quelle che chiamiamo “guerre dimenticate”», osserva don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. «Non solo perché raramente ne troviamo notizia in prima pagina, ma perché sentiamo queste realtà lontane, non solo fisicamente. Ma possiamo fare qualcosa anche noi. Da parte sua Caritas Italiana, con l'aiuto di molti, accompagna e promuove ciò che le Caritas del luogo riescono a realizzare, importanti segnali sulla via della pace e della dignità umana».

Domenica all’Angelus, il Papa ha lanciato l’ennesimo appello: «Il conflitto in corso in Sudan sta causando la più grave crisi umanitaria nel mondo con conseguenze drammatiche anche nel Sud Sudan. Sono vicino alle popolazioni – aveva aggiunto - e invito alla fraternità, alla solidarietà, ad evitare ogni sorta di violenza, a non lasciarsi strumentalizzare». Esortando le parti in guerra a sedersi a un tavolo di negoziati, aveva incoraggiato «la comunità internazionale a fare tutto il possibile».

Fin dall’inizio della crisi, Caritas Italiana sostiene un ampio piano di aiuti agli sfollati e alle comunità ospitanti sia all’interno del Sudan sia nei Paesi limitrofi. Accomunati dal fatto di essere travagliati e poveri. A cominciare dal Sud Sudan, lo stato più giovane del mondo, la cui secessione dal Sudan risale al 2011. Accoglie quasi 900mila profughi, di cui 650mila sono sud-sudanesi di ritorno. Ogni giorno, tra 7mila e 10mila persone varcano il confine. Con un’economia dipendente dal petrolio ma anche dalle infrastrutture sudanesi per esportarlo, il Sud Sudan è al penultimo posto nel mondo per indice di sviluppo umano (192° su 193 Paesi), con l’analfabetismo al 65%, il 70% dei minori che non frequenta la scuola e un’aspettativa di vita di 57 anni. Nell’ultimo anno e mezzo, Caritas Italiana ha impegnato oltre un milione di euro, e ne ha appena stanziati altri 250mila, per aiutare i profughi e la popolazione. Gli aiuti nel Sudan e nei campi profughi dei Paesi di accoglienza hanno raggiunto 40mila persone. Oltre alle forniture alimentari, l’emergenza è igienico-sanitaria. In condizioni di affollamento e promiscuità, il rischio di epidemie è concreto.

Invocando l’urgenza di proteggere i civili e bloccare ogni fornitura di armi alle parti in conflitto, Caritas Italia ha esortato governi e donatori a finanziare il Piano di Riposta Umanitaria dell’Onu per il 2025.

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