Il premier laburista Keir Starmer - Reuters
Sono passati cento giorni esatti da quando il Regno Unito ha voltato pagina portando, dopo 14 anni di governo conservatore, il laburista Keir Starmer a Downing Street. Il bilancio di questa svolta, per il momento, non è un granché. I termini utilizzati dalla stampa britannica, di destra e di sinistra, per descrivere questo nuovo inizio raccontano di delusione e confusione.
Starmer è partito con il piede sbagliato. La prima crisi è arrivata dopo due settimane dall’insediamento del suo governo quando, era il 23 luglio, il suo gabinetto si è rifiutato di eliminare il tetto ai sussidi per le famiglie con più di due figli introdotto dai conservatori nell’ambito delle politiche di austerità. I sette deputati laburisti che l’avevano chiesto, presentando un emendamento alla legge, sono stati sospesi. Subito dopo sono arrivate le rivolte seguite alla tragedia di Southport che hanno messo a ferro e fuoco il Paese per tutta l’estate. La valanga di sentenze emesse per punire i responsabili della guerriglia, fomentata dall’ultradestra britannica, ha costretto il ministro degli Interni a svuotare le carceri già sovraffollate. L’immagine dei detenuti che, appena usciti di prigione, festeggiavano con bottiglie di spumante il ritorno anticipato alla libertà hanno indignato l’opinione pubblica.
Poi sono arrivate le mani nelle tasche dei pensionati. La cancelliera Rachel Reeves gli ha tagliato i sussidi di cui godevano come contributo alle spese per il riscaldamento invernale. Operazione necessaria, questa è stata la motivazione ufficiale, a sanare il buco da 22 miliardi di sterline ereditato dalla gestione Tory. La mossa ha fatto infuriare l’ala più a sinistra del partito e i sindacati che all’assemblea annuale di Liverpool sono riusciti a far passare una mozione, seppure simbolica, che chiedeva al governo un passo indietro sul provvedimento. Non è questo, è la domanda retorica di molti, un governo di sinistra? E soprattutto: perché Starmer fatica a elaborare una visione a lungo termine dei sacrifici chiesti? L’approccio del “bastone e della carota” auspicato per salvare la faccia non è percorribile, avvertono gli addetti ai lavori, perché “non ci sono soldi per nessuna carota”. Questa sarà la sostanza della legge di bilancio attesa in Parlamento il 30 ottobre.
Proteste a Edimburgo contro il governo di Londra - Reuters
Il carico da novanta che ha azzoppato l’esecutivo è giunto invece con una spirale di rivelazioni in odore di clientelismo. Il passpartout assegnato dalla sicurezza di Downing Street all’ex banchiere Waheed Alli, milionario benefattore del partito, è stata solo la prima. Starmer è stato additato per aver accettato da Alli, e da altri generosi donatori, regali per migliaia di sterline: abiti, occhiali, biglietti per le partite dell’Arsenal e per i concerti di Taylor Swift. L’opinione pubblica, questo è il motivo del malcontento, proprio non se l’aspettava da un leader che per anni si è venduto come allergico ai privilegi.
Infine, è arrivata la tempesta “Sue Grey”. Starmer è stato costretto a licenziare la sua potente capo di gabinetto, in vista già dai tempi del “Partygate” di Boris Johnson, per contenere le polemiche sul suo stratosferico stipendio (3mila sterline in più rispetto allo stesso titolare dell’esecutivo) innescate da quanti, all’interno del partito, mal digerivano la sua autorità bollata come eccessivamente restrittiva e intransigente. Il suo posto è stato preso da Morgan McSweeney, braccio destro del premier nonché architetto della sua campagna elettorale. Con l’occasione, è stato riorganizzata l’intera squadra di stanza al N. 10. Un reset straordinario, è stato notato, per un governo così giovane.
Il bilancio di questa sequenza di eventi è sintetizzato, in numeri, da un sondaggio di YouGov secondo cui sei britannici su dieci (59%) disapprovano quanto fatto finora dal governo laburista. Quattro cittadini su dieci ritengono addirittura che il Paese sia in uno stato peggiore rispetto a tre mesi e dieci giorni fa. La popolarità del primo ministro, che non ha mai brillato per leadership, è in caduta libera: oggi, non piace al 63% dei britannici.
Il precipitoso tramonto della luna di miele tra i britannici e partito laburista ha portato molti a sottolineare le fragilità dei “matrimoni di convenienza”. Starmer è arrivato al potere, va ricordato, più per voglia di cambiamento che per visione e carisma. Quanto può funzionare, ci si chiede, una storia che in fondo non è mai stata amore?