Scontri tra gruppi neofascisti e polizia ieri a Madrid per le voci di accordo tra socialisti e indipendentisti catalani per un nuovo governo Sanchez - Reuters
Non è in pericolo di vita l'ex presidente del Partito Popolare della Catalogna, Alejo Vidal Cuadra, di 78 anni, colpito in faccia da un colpo di pistola in via Núñez de Balboa, in pieno centro di Madrid. L'ex deputato popolare, che era stato tra i fondatori del partito di estrema destra Vox, stava camminando da solo per strada quando una persona gli si è avvicinata e gli ha sparato da una distanza di circa due metri.
Il premier spagnolo Pedro Sánchez gli ha espresso la sua «solidarietà» e gli «auguri di pronta guarigione». «Tutto il mio affetto in questo momento per lui e la sua famiglia», ha scritto su X. «Confidiamo che le indagini possano chiarire i fatti al più presto e che i responsabili vengano arrestato».
L'attentato avviene poche ore dopo l'annuncio dell'accordo tra il Partito socialista spagnolo Psoe e il movimento indipendentista catalano Junts per Catalunya (JxCat, Insieme per la Catalogna): da un lato ci sarà l'amnistia per i dirigenti indipendentisti, in carcere o all'estero, che nel 2017 promossero il referendum per la secessione; dall'altro ci sarà il via libera di JxCat a un nuovo governo guidato dal socialista Pedro Sánchez. L'ex presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont, leader degli indipendentisti rifugiatosi all'estero, in una conferenza stampa stamani a Bruxelles, ha parlato di «uso strategico delle leggi per danneggiare gli oppositori».
L'ultimo post di Vidal-Quadras prima dell'attentato era stato: «Il famigerato patto tra Sánchez e Puigdemont che schiaccia lo Stato di diritto in Spagna e pone fine alla separazione dei poteri è già stato concordato. La nostra Nazione cesserà così di essere una democrazia liberale e diventerà una tirannia totalitaria. Noi spagnoli non lo permetteremo».
Opposizioni sulle barricate, da Vox ai Popolari. Giudici contro l'amnistia
L'accordo tra Il Psoe e Junts arriva in un clima di fortissima tensione politica e di scontri di piazza. Nei giorni scorsi migliaia di persone si sono date appuntamento sotto la sede nazionale del Partito socialista operaio spagnolo di Madrid per contestare l'amnistia. Alcuni di loro hanno tentato persino di arrivare vicino al Congresso. Proteste animate soprattutto da gruppuscoli neofascisti che, tra saluti romani e lanci di bengala, hanno provocato violenti scontri, decine di feriti tra le forze dell'ordine e molti arresti.
Anche l'opposizione di centrodestra è sul piede di guerra: seppure con toni diversi sia Vox sia il Partito popolare (Pp) sono pronti a fare di tutto per evitare la nascita di un nuovo esecutivo socialista. Ambedue accusano Sánchez di volere un "golpe" contro la Costituzione, ai danni dell'unità della Spagna. Per domenica prossima il Partito popolare ha annunciato manifestazioni in tutti le città iberiche.
Il primo ministro Sánchez e il suo partito socialista stanno provando a formare un nuovo governo dopo che dalle elezioni di luglio non è uscito nessun vincitore in grado di produrre un esecutivo. Il mese scorso ha raggiunto l'accordo per governare in coalizione con la piattaforma di estrema sinistra Sumar ma gli serviva ancora qualche voto. Nel Parlamento di Madrid gli indipendentisti di JxCat hanno 7 voti e li avrebbero messi a disposizione in cambio dell'amnistia per i circa 1.400 attivisti e politici condannati per aver partecipato al tentativo di secessione di Barcellona nel 2017.
Il commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders ha scritto al governo spagnolo esprimendo «serie preoccupazioni per le discussioni in corso su una possibile legge di amnistia». Nella sua risposta il governo ha spiegato di essere aperto a collaborare con l'Ue e di spiegare all'esecutivo europeo i dettagli di una eventuale legge sull'amnistia se questa sarà sul tavolo.
Allarmati anche i giudici spagnoli, che mettono in guardia dal rischio di minare il ruolo della legge. A differenza della grazia che il governo concede individualmente, fa osservare il politologo Pablo Simon dell'università Carlos III di Madrid, «una legge di amnistia è un processo che richiede tempi lunghi, dovendo passare dal Parlamento con ogni caso che dev'essere rivisto dai giudici».