I militari italiani dell'Unifil in Libano - Ansa
«La situazione è estremamente complicata, ci sono combattimenti in corso, per la massima garanzia è bene che i cittadini italiani se ne vadano dal Libano». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, citando in particolare le zone nel sud del Paese e la capitale Beirut.
L’escalation militare israeliana in Libano preoccupa non poco il governo italiano. Anche perché i bombardamenti contro le milizie Hezbollah e l’annunciata operazione di terra mettono a rischio non solo i nostri connazionali, presenti nel Paese, ma ancora di più i militari italiani di Unifil. Tra i caschi blu della missione Onu infatti ci sono da anni anche un migliaio di italiani, costretti a fermare le attività di pattugliamento lungo la Linea blu, come annunciato dalle Nazioni Unite. È scattato infatti l’“allarme 2”, che limita al minimo gli spostamenti all'esterno della base. Non sarebbe stato - al momento - necessaria l'entrata nei bunker.
La premier Giorgia Meloni ha avuto diversi contatti telefonici con i ministri degli Esteri, Antonio Tajani, della Difesa, Guido Crosetto, e col sottosegretario Alfredo Mantovano, responsabile dell’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. E si sono riuniti anche i ministri degli Esteri Ue, per concordare una strategia «che mantenga aperta la porta della diplomazia», come spiega il vicepremier Tajani.
Al momento, fa sapere Palazzo Chigi, «pur nella sua drammaticità, la situazione dei nostri connazionali, militari e civili presenti sul territorio libanese, non mostra profili diversi da quelli dei giorni scorsi». L’Italia quindi conferma «la necessità di ogni sforzo diplomatico al fine di riavviare canali di dialogo tra le parti». Dalla Farnesina comunque è partito l’invito ai civili italiani a lasciare il Paese. Quotidiani i contatti con «le ambasciate italiane a Tel Aviv, a Beirut e a Teheran».
«Stiamo seguendo minuto per minuto – spiega ancora Tajani – la situazione dei nostri militari nella missione Unifil in un’area molto a rischio, ma non stanno correndo pericoli per ora. Abbiamo avuto garanzie che Israele presterà grande attenzione ai nostri militari. Abbiamo invece ridotto – sottolinea il ministro – la presenza dell'altra missione italiana presente in Libano, che si occupa dell’addestramento dell’esercito libanese».
«Unifil non è l’obiettivo diretto degli attacchi – conferma il ministro Guido Crosetto – anche se l’incremento del livello e dell’intensità degli scontri ne rende possibile il coinvolgimento accidentale». A detta del titolare della Difesa «in questo momento la presenza dei nostri militari è un elemento di garanzia che speriamo possa indurre le parti a una de-escalation».
Uno degli attacchi israeliani, racconta Tajani, «aveva toccato la porta della nostra infermeria» nella base italiana Unifil. Per questo «in un lungo colloquio telefonico venerdì sera ho chiesto al ministro degli Esteri israeliano Katz di non toccare i nostri militari parte della missione Unifil» e quindi di «lanciare attacchi lontani dalla nostra base».
L’Italia nel frattempo comincia ad attivarsi a sostegno dei civili sfollati: «Ci siamo attivati per la popolazione libanese, ed è arrivato un primo cargo di aiuti dell’Aeronautica». Allo stesso modo, «sono finalmente arrivati gli aiuti dell’operazione Food for Gaza, un’operazione umanitaria per inviare ben alimentari e sanitari» ai civili palestinesi. «Già da qualche giorno sono arrivati i primi container – dice Tajani – che partono dai porti di Brindisi e Gioia Tauro e contemporaneamente è arrivato un volo dell’Aeronautica militare».