Sister Helen in un carcere
«Una valanga di lettere». Sono le otto di sera e Sister Helen Prejean, 85enne autrice del libro Dead Man Walking, dal quale è stato tratto il famoso film con Sean Penn, è appena tornata da una visita al braccio della morte in Louisiana, ma trova il tempo per parlare di come spera di convincere Joe Biden a commutare la pena di 40 condannati a morte.
Pensa che il presidente lo farà?
Credo di sì. Credo che abbia un buon cuore. Sa che questi uomini saranno uccisi nei prossimi quattro anni se non agisce. Sono così felice che il Papa abbia parlato di commutazione della pena. Stiamo tutti scrivendo lettere a Biden, sto pregando molto per il presidente.
Teme che l’amministrazione Trump annullerà la moratoria delle esecuzioni federali?
Ne sono certa. Trump ha detto che voleva che quante più persone fossero uccise durante il suo primo mandato e così è stato. Prima della sua amministrazione c’erano state tre esecuzioni federali in 60 anni. Lui ha messo a morte 13 persone in sei mesi.
Erano casi che lei aveva seguito?
Uno in particolare, quello di Lisa Montgomery. Aveva una prima data di morte nel dicembre 2020, poi l’esecuzione è stata spostata ai primi di gennaio 2021. Quando ha ricevuto la notizia, mi ha guardato con un sorriso malinconico e ha detto: «Solo per 8 giorni». Otto giorni più tardi Biden sarebbe diventato presidente, avrebbe indetto una moratoria e lei sarebbe stata salva. Invece è morta. Questo mette in luce l’assurda discrezionalità di uccidere del nostro sistema.
A cosa è dovuta?
È l’effetto della sentenza del 1976 con cui la Corte suprema ha ripristinato la pena di morte negli Stati Uniti, dà troppa discrezionalità al singolo dirigente politico. Siamo nel 21° secolo, ma alcune persone hanno ancora il potere di chiedere che altre vengano uccise, come monarchi assoluti. Ecco perché questo gesto di clemenza così importante: mostrerebbe quanto sia arbitraria la pena di morte in questo Paese.
Pensa che sia possibile abolire la pena di morte negli Stati Uniti?
Sì, ci sono molti movimenti abolizionisti e lavoriamo incessantemente. La tendenza è chiara. Le sentenze di morte sono pochissime, le esecuzioni sono in calo, tranne negli ex Stati schiavisti, otto Stati del Sud sono responsabili dell’85% delle esecuzioni nel Paese: un dato che mette in luce il razzismo delle condanne.
In cosa consiste oggi il suo lavoro?
Il mio compito da 40 anni è avvicinare la gente comune al tema della pena di morte, renderla testimone e aiutarla a vedere quanto sia crudele, insensata. L'ho capito anch'io dopo aver assistito alla prima esecuzione, e lo sanno bene le guardie carcerarie. Se si resta lontani diventa tutto teorico. Si pensa: “Hanno commesso un crimine terribile, meritano di morire”. Ma non si vede che una condanna su otto si è rivelata un errore. Anche per i colpevoli, non è forse tortura prendere un essere umano e metterlo in una cella grande quanto un bagno minuscolo per 20 o 30 anni sapendo che ne uscirà solo per essere messo a morte?
Il suo approccio funziona?
Sì, perché è il lavoro del Vangelo: persuadere che la sola scelta possibile è la vita e la misericordia, la speranza, e non l’occhio per occhio. È il messaggio di tanti attivisti, che tocca i cuori. Quando Dead Man Walking è uscito, il sostegno per la pena di morte era all’80%, ora siamo al 50%.
I sondaggi mostrano che i giovani sembrano più sensibili a questo messaggio. È così?
Sì, ed è per questo che stiamo per far partire un piano educativo di cinque anni. Lo spunto sarà la pubblicazione di Dead Man Walking a fumetti, nel 2025. Farò molte iniziative e sono sicura che faranno breccia fra i giovani, che hanno cuore e vedono che la pena di morte non porta guarigione a nessuno, nemmeno alla famiglia delle vittime. Allo stesso tempo parlerò del costo della pena di morte: solo in Louisiana costa più di 15 milioni all’anno mantenerla. È un argomento che funziona con i conservatori.