«Ci sono persone, ma non c'è più
vita» a Madaya, la cittadina siriana dove ieri per la prima
volta da ottobre è giunto un convoglio umanitario dell'Onu e
della Croce rossa. È questa l'agghiacciante testimonianza di
un responsabile dell'Onu che si trovava nella città insieme al
convoglio di aiuti.«È una situazione disperata», non c'è più
niente da mangiare, fa freddo e la popolazione è condannata a
preparare zuppe a base di erbe e foglie, ha aggiunto Sijjad
Malik, capo dell'Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati)
in Siria, che ha fatto ritorno a Damasco. "Abbiamo potuto
portare cibo e aiuti per un mese", ma serve avere un accesso
regolare a queste comunità "o si sarà trattato solo di un
cerotto".
Altri convogli sono previsti in settimana a Madaya e Fuaa e
Kafraya, nella provincia nord-occidentale di Idlib, le altre due
località assediate raggiunte ieri da convogli di aiuti
internazionali."In linea di massima, c'è un accordo" per i
prossimi convogli, ha aggiunto Malik parlando ai giornalisti
dell'Onu a Ginevra, secondo cui numerose persone sono morte di
stenti, secondo le testimonianze raccolte.L'Oms, che ora
esaminerà la situazione nei dettagli, spera di far giungere
cliniche mobili a Madaya.
Un portavoce dell'Ufficio Onu di coordinazione degli affari
umanitari (Ocha), Jens Laerke, ha spiegato che l'intesa che ha
consentito di far entrare i convogli di ieri prevede altri
convogli nelle stesse località, e a Zabadani.
Ieri 47 camion partiti da Damasco sono entrati a Madaya
portando aiuti umanitari a circa 40.000 persone. Un altro
convoglio di 21 camion partito da Homs è giunto a Fuaa e Kefraya
con aiuti per circa 20.000 persone.
L'Onu stima che quasi 400.000 persone in Siria sono
intrappolate nelle zone assediate dalle diverse parti in
conflitto.