Una studentessa filopalestinese fermata durante le proteste all'Università della California di Los Angeles - Ansa
Dalla guerra alla guerriglia. Da Gaza a New York, Dallas, New Orleans e Los Angeles. Così il conflitto tra Hamas e Israele ha contagiato gli Stati Uniti messi a ferro e fuoco dagli scontri tra la polizia e gli studenti filo-palestinesi che occupano i campus americani esigendo la fine delle ostilità nella Striscia. L’ateneo in cui sono stati registrati gli ultimi episodi di violenza, in parte aizzati da infiltrati avvezzi alla rivolta, è stato quello dell’Università della California di Los Angeles (Ucla). Qui, l’escalation è cominciata mercoledì pomeriggio quando il rettorato ha diffuso la nota che dichiarava «illegale» il sit-in allestito il 25 aprile alla Dickson Court invitando i manifestanti a sgomberarlo.
Sollecitazione a cui gli studenti hanno risposto fortificando le barricate dell’accampamento con pannelli di compensato. Per ore gli agenti hanno minacciato arresti attraverso gli altoparlanti. Ma niente da fare.
Per gli studenti l’ordine era: «Mantenere la linea!». Resistere alla polizia e alle provocazioni dei «colleghi israeliani» che, secondo alcuni testimoni, hanno ripetutamente lanciato oltre le barriere del sit-in gas urticanti e maleodoranti. Determinati a continuare la protesta, questa è la ricostruzione del Times of Los Angeles, i filo-palestinesi dell’Ucla hanno inviato messaggi all’esterno chiedendo aiuto: non solo «pasti caldi e cibo senza glutine» ma anche «maschere antigas, caschi da skater, torce, EpiPen e inalatori».
All’alba è infine scattata l’operazione che in tre ore ha portato allo smantellamento dell’accampamento. I poliziotti in assetto antisommossa (prima una decina, poi centinaia) hanno sfondato le transenne, divelto le tende e accerchiato i manifestanti. Secondo la Cnn le forze dell’ordine hanno sparato proiettili di gomma da cui gli universitari, molti a volto coperto, hanno cercato di difendersi con ombrelli e racchette da tennis. Gli arresti effettuati durante lo sgombero sono stati almeno 209.
L’agenzia stampa Associated Press ha contato negli ultimi giorni «duemila persone fermate» in relazione alle proteste che hanno messo a soqquadro i campus americani. Una trentina in tutto in 23 Stati: dalla Fordham University di Manhattan al Dartmouth College del New Hampshire passando per Princeton, Chicago, Yale, Tulane, Portland, Texas e Arizona, solo per citarne alcuni. Il sit-in alla Northwestern University di Evanston è finito, lunedì, solo grazie a un accordo tra studenti e amministrazione che impegna il rettorato a finanziare borse di studio per studenti e docenti palestinesi. L’intervento della polizia alla prestigiosa Columbia University di New York, conclusosi martedì con circa 400 arresti, ha costretto la direzione a sospendere lezioni ed esami.
La Northeastern University di Boston, dove i fermi sono stati 100, ha diffuso un comunicato per sottolineare che la manifestazione studentesca è degenerata perché «infiltrata» da professionisti delle rivolte «non affiliati all’Università». I disordini coast-to-coast nei campus rappresentano una grana non da poco per il presidente Joe Biden, candidato democratico alle elezioni di novembre, da tempo sotto pressione per non aver fatto abbastanza a favore dei palestinesi. Ieri, è stato costretto a commentare l’escalation degli ultimi giorni dicendo: «In questo Paese c'è il diritto a protestare ma non quello a causare caos e violenza».
«Non c'è spazio – ha aggiunto – per i discorsi d’odio di alcun genere, che si tratti di antisemitismo o islamofobia». Il titolare della Casa Bianca ha pure precisato che l’occasione «non è un momento per fare politica ma chiarezza». Distinguo caduto nel vuoto quando, sull’argomento, è intervenuto Donald Trump, il repubblicano che punta a tornare nello studio ovale, convinto che gli scontri siano il risultato della «rivoluzione causata dalla sinistra radicale» e che gli arresti alla Columbia University siano stati «belli da vedere».
La protesta dilaga anche in Europa, in Canada e in Australia. Tensione alta a Parigi, dove all'università Science Po oggi sono state sospese le lezioni dopo l'occupazione da parte degli studenti che manifestano contro la guerra a Gaza. In Canada le proteste degli studenti sono in corso nei campus di Montreal e di Toronto, in quelli della British Columbia e di Ottawa: sono stati allestiti tende e accampamenti, monitorati dalle forze dell'ordine che finora non sono ancora intervenute.
In diverse università dell'Australia gli studenti manifestano contro la guerra a Gaza, in maniera pacifica e senza che siano intervenute le forze dell'ordine. Accampamenti sono stati creati attorno alle università di Sydney, Melbourne, Canberra e altre città. Qualche tafferuglio con manifestanti filo-israeliani a Sydney.