Yelena Osipova, la nonna pacifista arrestata a Mosca mentre protestava contro la guerra in Ucraina - Ansa / da un video del The Guardian
Ha l’aria più tranquilla del mondo. Un baschetto nero in testa come si addice a un’artista. Cappottino “sovietico” e sciarpa a quadretti. Sta lì, in piazza a San Pietroburgo, i passi un po’ incerti degli anziani, e tiene in mano due cartelli quasi più grossi di lei. Dicono: «Soldato, metti giù le tue armi e sarai un vero eroe».
Si chiama Yelena Osipova ed è nata durante l’assedio nazista in questa città che allora era Leningrado. Ieri si è unita a tanti giovani che protestavano contro l’aggressione militare in Ucraina e in pochi secondi è diventata il simbolo di un Paese che si sta ribellando. È successo quando due militari in tenuta antisommossa l’hanno avvicinata, le hanno fatto segno di andarsene, hanno provato a toglierle di mano i cartelli. Senza aggredire, ma determinati. La signora non si è scomposta: li ha guardati dritti in faccia cercando un barlume di ragione dietro la visiera dei caschi neri. Ha fatto un mezzo giro per liberarsi da quell’impaccio. E probabilmente non se l’aspettava, ma i ragazzi lì intorno si sono fatti più vicini. Hanno cominciato a filmare con i telefoni, urlando ritmicamente, tutti insieme, «Nyet voinye. Nyet voinye», no alla guerra. Gli agenti l’hanno portata via.
Il video è finito sui social: 41 secondi che in poche ore hanno raggiunto quattro milioni di visualizzazioni. Yelena Osipova è stata arrestata. Come altre 7.600 persone fermate in tutta la Russia durante le proteste di questi giorni contro la guerra. Non si sa molto della sua biografia. In verità si sa quasi nulla: artista, attivista. Punto. Incerta la sua data di nascita: avrebbe 78 anni, oppure 80, forse di più. Però viene definita una «sopravvissuta» all’assedio di Leningrado, e i conti tornano.
Nel settembre 1941 Hitler lanciò l’attacco sulla città convinto di risolvere la faccenda in poche settimane. Incontrò una resistenza inaspettata, e quell’“operazione lampo” si trasformò nell’assedio più lungo della Seconda Guerra mondiale. La città fu liberata nel gennaio del 1944. Chi lo sa se questa donna aggrappata a due cartelli abbia davvero potuto conoscere o assorbire quelle atrocità. Era appena nata. Ma è del tutto evidente che ha saputo riconoscere la follia di oggi. Trovando il coraggio di dire no. Vladimir Putin ha provato a fermarla. Però il suo messaggio non può non essere arrivato anche a lui. Forse come un presagio.