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Il rublo non è ancora carta straccia, dopo il crollo iniziale, la moneta russa negli ultimi giorni si è un po’ risollevata. E per verificare il default economico della Russia bisognerà attendere ancora un mese, nel frattempo però sono i rubli con le scritte contro la guerra ad aver iniziato il loro viaggio attraverso le mani e i portafogli russi.
Slogan proibiti scritti a penna su banconote da 100, 500, 1000 rubli che passano di mano in mano e sfidano il potere di Putin: una forma di protesta silenziosa che garantisce l'anonimato e tutela le persone che vogliono esprimere il loro dissenso contro l'invasione russa in Ucraina, che da Mosca a San Pietroburgo va chiamata l'“operazione speciale”, se non si vuole rischiare di incorrere in 15 anni di carcere.
Va ricordato che in Russia i manifestanti scesi in piazza, nel migliore dei casi, vengono presi a botte e arrestati: si parla di oltre 18mila persone fermate dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina.
Con il loro gesto di manifestare le persone non solo rischiano in prima persona, ma mettono a repentaglio tutta la loro famiglia. Basti pensare che le parole “Ho paura per i miei figli” sono state le prime rilasciate dalla giornalista russa, Marina Ovsyannikova, arrestata dopo che si è resa protagonista di un gesto non violento contro il regime russo, andando in diretta sulla tv nazionale con un cartello in cui si leggeva “No alla guerra” - scritta che peraltro è stata oscurata su media russi che hanno dato conto della protesta della giornalista.
Dopo che la Borsa di Mosca si è vista costretta a chiudere tutte le negoziazioni fino al 18 marzo e dopo il divieto di esportazione di valuta all’estero, conseguenze delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia, il popolo russo comincia a sentire il peso della scelta dello zar imperialista di invadere l'Ucraina e una parte, una minoranza tenta di organizzarsi contro il regime, indossando anche su borse e magliette dei “No alla guerra”, in risposta al movimento di propaganda della "Z" che imperversa tra i russi pro Putin.
I rubli riempiti di scritte contro il governo di Putin sono un altro piccolo gesto di protesta che si unisce a quelli dei movimenti femministi e delle "Donne in nero" che negli anni 90 scesero nelle strade delle città russe per protestare contro la guerra in Cecenia e sono pronte a rifarlo il 18 marzo, in occasione della celebrazione dell'annessione della Crimea, la cosiddetta “riunificazione” della Crimea con la Russia, come la definisce il governo russo.
Dopo che la Borsa di Mosca si è vista costretta a chiudere tutte le negoziazioni fino al 18 marzo e dopo il divieto di esportazione di valuta all’estero, conseguenze delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia, il popolo russo comincia a sentire il peso della scelta dello zar imperialista di invadere l'Ucraina. Ecco come una minoranza tenta di organizzarsi contro il regime, indossando anche su borse e magliette dei “No alla guerra”, in risposta al movimento di propaganda della "Z" che imperversa tra i russi pro Putin. - .