Lisa Montgomery morirà il prossimo 8 dicembre per mano del boia - Ansa
Sarà la prima donna, condannata dalla giustizia federale, a ricevere un’iniezione letale in quasi settant’anni. Lisa Montgomery, 52 anni, morirà per mano del boia il prossimo dicembre, nella camera della morte del penitenziario federale di Terre Haute in Indiana dopo che l’amministrazione Trump ha dato il via libera alle esecuzioni federali lo scorso 14 luglio. Due giorni dopo toccherà a Brandon Bernard, 40 anni, che nel 1999 in Texas uccise due giovani religiosi.
Lisa è, invece, colpevole di un omicidio che il ministro Barr ha definito "particolarmente efferato". Nel 2004, infatti, ha strangolato una donna di 29 anni incinta e, dopo averle tagliato il ventre, ha rapito la bambina di otto mesi non ancora nata e che oggi ha 16 anni. Alla condanna si oppongono diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani che lottano contro la pena capitale e che hanno promesso di battersi fino all'ultimo istante perché Lisa non muoia.
La sentenza sarebbe "una grave ingiustizia" anche secondo i legali della donna. La Montgomery ha, infatti, sempre sofferto di gravi disturbi mentali dopo un'infanzia e un'adolescenza piena di violenze e di abusi. E’ stata violentata più volte dal compagno della madre e poi abusata anche dai due mariti. Una condizione di disagio psichico aggravata dalla dipendenza dall'alcol. Il mix velenoso, iniettato nelle sue vene, metterà la parola fine a un’esistenta devastata. Secondo molti, quindi, è affetta da disabilità psichica.
Per ritrovare una vittima donna del boia federale negli Usa bisogna risalire al 1953 quando a morire furono Ethel Rosenberg e Bonny Heady. La prima, protagonista di una delle vicende più oscure e controverse degli anni della guerra fredda, venne condannata alla sedia elettrica insieme al marito Julius. Era accusata di spionaggio per aver passato all'Unione Sovietica informazioni segrete sulla bomba atomica. Il fratello di Ethel infatti, lavorava al famoso Progetto Manhattan nei laboratori di Los Alamos, in New Mexico.
L'altra detenuta giustiziata nel 1953 fu Bonny Heady, condannata alla camera a gas per aver ucciso un bimbo di 6 anni.
L'unica altra donna della storia americana, mandata a morte per ordine del governo federale, è stata, nel 1865, Mary Suratt, proprietaria di una pensione, impiccata con l'accusa di aver preso parte a una congiura per assassinare il presidente Abraham Lincoln. Nelle prigioni statali, invece, 16 donne sono state giustiziate dal 1976, da quando la Corte Suprema ha terminato la moratoria sulle esecuzioni capitali. Con quelle di dicembre, salirebbero a nove in soli sette mesi le condanne a morte eseguite dall'amministrazione Trump.
Eppure il tema della pena di morte resta un tabù bipartisan, completamente assente dalla campagna elettorale di un Paese che si considera la prima democrazia al mondo.
I gruppi contro la pena di morte affermano che il presidente Donald Trump sta spingendo per le esecuzioni durante la campagna elettorale per consolidare la sua reputazione di leader della legge e dell'ordine. Prima della ripresa delle esecuzioni quest'estate, le autorità federali avevano giustiziato solo tre detenuti nei 56 anni precedenti.