E' morto Paul Alexander. Aveva 78 anni e, da settanta, viveva all'interno di un polmone di ferro. L'unico modo per respirare dopo che una poliomielite, contratta durante l'infanzia, l'aveva lasciato paralizzato dal collo in giù, polmoni inclusi: la sua vita, dunque, dipendeva da un ventilatore. Lo ha annunciato GoFundMe, sito che gestiva una raccolta fondi per la sua assistenza sanitaria. «Paul è stato un modello incredibile che continuerà a essere ricordato. Sono così grato a tutti coloro che hanno donato alla raccolta fondi di mio fratello. Gli ha permesso di vivere i suoi ultimi anni senza problemi», ha detto il fratello Philip.
Nonostante i limiti fisici Paul, originario di Dallas, si è laureato all'Università del Texas in Legge ed è diventato avvocato, ha pubblicato libri, ha dipinto ed è stato un viaggiatore curioso e appassionato. Non solo. Grazie alla sua ostinazione ha vinto numerosi primati. A 21 anni è stato il primo studente a diplomarsi in una scuola superiore di Dallas senza mai frequentare le lezioni di persona. Come legale, ha rappresentato i clienti in tribunale grazie a una sedia a rotelle modificata che teneva in posizione verticale il corpo paralizzato. Ha anche organizzato un sit-in per i diritti dei disabili e pubblicato un libro di memorie, intitolato "Three Minutes for a Dog: My Life in an Iron Lung". Ci sono voluti cinque anni per completare la sua autobiografia di 155 pagine, scritta con una penna attaccata a un bastoncino che teneva in bocca.
Ha anche avuto una relazione sentimentale con Kathy Gaines - cieca a causa del diabete di tipo 1 -, diventata le sue "braccia e gambe", come amava dire. Nel 2015, quando il suo polmone d'acciaio originale ha iniziato a perdere aria, ha chiesto aiuto con un video su YouTube. All'appello ha risposto il meccanico Brady Richards che lo ha riparato. Nonostante la disponibilità di ventilatori più moderni, Paul ha deciso di continuare a utilizzare il vecchio perché lo considerava come un prolungamento del suo corpo.