Un gruppo di volontari mentre rimuove le macerie di uno dei condomini bombardati a Kiev il 2 gennaio dai missili russi - Ansa
L’Ucraina inizia il 2024 non solo nel segno dei missili che cadono sull’intera nazione e che vengono lanciati verso il territorio russo. Ma anche con l’incubo che un nuovo fronte possa essere aperto dall’esercito di Putin: stavolta nel nord del Paese. Sarebbe una svolta all’interno della strategia militare seguita nell’ultimo anno dal Cremlino che aveva rinunciato all’opzione via terra al di sopra di Kiev con la ritirata delle sue truppe dai dintorni della capitale nel primo mese di guerra dopo il fallito assedio della metropoli. A lanciare l’allarme è stato Vyacheslav Chaus, capo dell’amministrazione regionale di Chernihiv. È l’oblast accanto a quella di Kiev e soprattutto affacciata sul “doppio” confine con la Russia e la Bielorussia.
In una conferenza stampa il governatore ha spiegato che Mosca è in grado di formare a stretto giro di posta un contingente per un’offensiva nella regione. «In due o tre settimane», ha specificato, la Russia potrebbe mobilitare i suoi battaglioni per un «secondo attacco». Il primo era quello avvenuto all’inizio dell’invasione, quasi due anni fa. Certo, è stato chiarito che nessuno sa se i generali dello zar saranno capaci di compiere il nuovo blitz. E soprattutto è stato evidenziato che i soldati ucraini «sono ben consapevoli di come il nemico non abbia mai abbandonato i piani» di un’ulteriore linea di combattimento a nord per “distrarre” uomini e mezzi dal lungo fronte che unisce il sud e l’est dell’Ucraina. Obiettivo: accerchiare il Paese. Come il Cremlino non era riuscito a fare nella primavera 2022. «Tutto dipenderà da come noi ucraini sapremo proteggere le frontiere», ha aggiunto il capo dell’amministrazione regionale. Ma, per rassicurare l’opinione pubblica, ha spiegato anche che «adesso le fortificazioni sono a un livello completamente diverso» e «verranno ancora rafforzate». Tuttavia ciò che crea apprensione è che il territorio di Chernihiv possa diventare la testa di ponte utilizzata dalle truppe di Mosca per dirigersi verso la capitale e circondare di nuovo la città per provare a conquistarla.
La notizia rimbalza mentre le forze armate ucraine annunciano un’avanzata targata Kiev a Verbovoy nella regione di Zaporizhzhia dove la controffensiva ucraina non si è mai conclusa ma dove anche si è impantanata. E il comando del gruppo orientale fa sapere che continuano gli attacchi russi a Kupiansk che «gli occupanti prendono d’assalto», a Bakhmut in cui «il nemico sta tentando di penetrare verso la città di Chasiv Yar» e a Lyman su cui «i russi stanno usando l’aviazione». Località nel mirino che si aggiungono ad Avdiivka, in pieno Donbass, teatro di una delle più feroci battaglie delle ultime settimane, dove ieri un uomo è stato ucciso nell’ennesimo bombardamento della cittadina. Colpite anche le aree intorno a Zaporizhzhia e Kherson: tre i morti.
Mosca è tornata così ai raid parcellizzati dopo i due attacchi massicci del 29 dicembre e del 2 gennaio per mettere in ginocchio la nazione a Capodanno. «In pochi giorni la Russia ha impiegato circa 300 missili e oltre 200 droni contro l’Ucraina», denuncia il presidente Volodymyr Zelensky. E il capo della Chiesa greco-cattolica, l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, spiega nel suo messaggio settimanale che la pioggia di fuoco di fine anno è costata a Putin 1,3 miliardi di dollari. Un «enorme investimento di morte», sottolinea il presule, che deve far riflettere il mondo e spingerlo a «condannare questo crimine». Fra i siti colpiti a Kiev ci sono un polo di riabilitazione per i soldati e una fabbrica di abbigliamento militare. Ma, a detta di Mosca, anche il bunker del vice-comandante delle forze armate ucraine: indiscrezione subito smentita. Detriti di un razzo sono caduti vicino all’ambasciata americana. Nelle scorse ore un nuovo raid su Kharkiv, dopo quello del giorno precedente, con una scuola devastata. «I recenti attacchi sembrano aver preso di mira l’industria bellica ucraina» mentre lo scorso inverno veniva data «priorità alle infrastrutture dell’energia», scrive l’intelligence britannica nel suo ultimo bollettino. Operazioni che «suggeriscono un cambio perlomeno temporaneo di approccio», sostiene Londra. Ma i vertici militari di Kiev segnalano già possibili «attacchi su vasta scala alle reti energetiche» a partire delle prossime ore, quando il Paese verrà investito da un’ondata di gelo che ovunque farà precipitare le temperature a meno venti gradi.
La reazione ucraina prosegue. Con i bombardamenti verso la Russia e i territori occupati. Esplosioni si sono registrate in Crimea, a Sebastopoli. La regione russa di Kursk è rimasta senza corrente per un agguato di droni. E a Belgorod, oblast che confina con quella ucraina di Kharkiv, «la situazione resta tesa», riferisce il governatore locale, dopo che le difese aeree hanno abbattuto dodici missili e i morti nell’ultima settimana sono saliti a cento. Dall’alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, giunge l’invito a Kiev e Mosca ad «allentare la tensione» di fronte all’«escalation che ha causato decine di vittime fra i civili». Però il falco Mykhailo Podolyak, capo consigliere di Zelensky, avverte: i negoziati nelle condizioni attuali sono «una condanna a morte» per l’Ucraina.