giovedì 30 maggio 2024
Un'immagine e uno slogan diventati virali in pochi giorni. E la replica israeliana con le stesse modalità: non foto di guerra, bensì manifesti generati con l'intelligenza artificiale
Particolari dei due manifesti

Particolari dei due manifesti

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Cambia il mezzo, non cambia la sostanza: ciascuno continua a vedere solo una faccia di una realtà che ne ha almeno due, contrapposte. «Occhi puntati su Rafah» è lo slogan che accompagna un’immagine generata con l’intelligenza artificiale e pubblicata su Instagram per la prima volta da un utente in Malesia (shahv4012). Postata all’indomani dell’attacco israeliano di domenica scorsa sulla città più meridionale della Striscia di Gaza, che avrebbe innescato l’incendio in cui sono morti una quarantina di civili, è stata condivisa da 50 milioni di utenti. «Dov'erano i vostri occhi il 7 ottobre?» è stata l'immediata replica israeliana: l'immagine, generata anch'essa dall'intelligenza artificiale, è quella di un gigantesco miliziano di Hamas che, in piedi al centro, minaccia con il mitragliatore un bebè dai capelli rossi che gli sta seduto davanti in mezzo a schizzi di sangue. Chiaro omaggio al più piccolo degli ostaggi, Kfir Bibas, 9 mesi quando fu rapito.

Al netto del fatto che le immagini in questione siano state generate con l'intelligenza artificiale - sarebbe stato possibile crearle con software più comuni, la seconda ricorda le illustrazioni delle riviste d'informazione di metà Novecento - le novità sono due. La prima è il ricorso ai social media per diffondere non tanto foto e video di denuncia bensì manifesti di chiamata all'azione. Un tempo si definiva propaganda di guerra. La seconda è l'utilizzo dei social media secondo le loro regole - sfruttandole a proprio vantaggio anziché contestarle - ed è evidente soprattutto nel primo post. Non a caso il secondo è stato oscurato per qualche ora dall'algoritmo che regola il sistema, e l'utente che l'ha pubblicato temporaneamente sospeso. Meta, che controlla Instagram, ha spiegato che «motivi tecnici» hanno portato alla «rimozione per errore», assicurando che «l'immagine non vìola le regole». Il post ha avuto oltre mezzo milione di condivisioni, comprese quelle del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant.

«Tutti gli occhi su Rafah»

'All eyes on Rafah' diventata virale sul social network

"All eyes on Rafah" diventata virale sul social network - Instagram

L’immagine è firmata da un fotografo di origine malese, noto online come Chaa. Mostra file ordinate di tende che si allungano in lontananza, su un terreno desertico ai piedi di montagne innevate, sulle quali incombe all'orizzonte un'ombra scura. Al centro, strutture bianche disposte su quattro file compongono a caratteri cubitali le parole «All eyes on Rafah». Citazione della frase “Ora tutti gli occhi sono puntati su Rafah” pronunciata a febbraio dal rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità a Gaza e in Cisgiordania, Rik Peeperkorn.

Nessuna raffigurazione di guerra o di violenza, nessun luogo riconoscibile, nessun essere umano. L'impatto potente del messaggio nasce dall'incontro fra la parola scritta - lo slogan che chiama all'azione: "occhi puntati su Rafah", con il corpo dei caratteri che aumenta dall'alto verso il basso portando in primo piano la parola Rafah - e l'immagine sulla quale lo slogan si staglia: geometrica, lineare, a prospettiva centrale, con la scritta bianca in rilievo che spicca sul beige del terreno.

"Probabilmente l'immagine sta eludendo parte del controllo automatizzato sulla piattaforma, perché è un'immagine generata dall'intelligenza artificiale e non c'è nulla che sia estremamente pericoloso o controverso" ha commentato con Nbc News il consulente di social media e analista del settore Matt Navarra. Le piattaforme social tendono infatti a censurare le immagini della guerra, limitandone la diffusione o nascondendole dietro avvisi di contenuti sensibili.

«Dov'erano i vostri occhi il 7 ottobre?»

In risposta al manifesto che esorta alla presa di coscienza e all'indignazione per le vittime di Rafah, l'utente israeliano Benjamin Jamon ha pubblicato il 28 maggio sul proprio account Instagram un contro manifesto che punta sul senso di colpa per la presunta indifferenza del mondo davanti al massacro del 7 ottobre 2023. L'impianto è simile a quello del primo manifesto: formato verticale, a prospettiva centrale, lo sfondo totalmente beige-marrone come il deserto - le due quinte laterali degli edifici distrutti si confondono con la polvere che unisce terra e cielo -, la scritta bianca a caratteri cubitali. A renderlo meno moderno e più vicino ai poster di propaganda o di chiamata alle armi della prima metà del Novecento sono la presenza delle figure umane - il miliziano e il bebè, oltre ai morti evocati dagli schizzi di sangue - e della bandiera: israeliana, stesa su un cumulo presumibilmente di cadaveri incendiati.

Due manifesti contrapposti o complementari? Nelle intenzioni di chi le ha pubblicate la risposta è la prima, non c'è dubbio. Eppure se si hanno gli occhi per vedere, è il caso di dirlo, non si può ignorare nessuna delle due tragedie. Avere occhi per guardare al lutto dell'altro sarebbe il primo atto, lacerante ma essenziale, per liberarsi dalla condanna reciproca alla guerra.

Il manifesto israeliano in risposta all'immagine 'All eyes on Rafah' diventata virale sul social network

Il manifesto israeliano in risposta all'immagine "All eyes on Rafah" diventata virale sul social network - Instagram

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