La cattedrale di Notre Dame non era assicurata e tutti i costi della ricostruzione ricadono direttamente sullo Stato francese. Questo perché in Francia gli edifici pubblici, comprese chiese e monumenti, essendo di proprietà dello Stato non hanno obbligo di assicurazione, è lo Stato stesso a farsene garante. Saranno quindi le casse francesi a pagare i lavori di ricostruzione per quanto non coperto dalle donazioni, che stanno già arrivando dalla Francia e dal mondo, da enti pubblici e da privati. La cattedrale parigina, ha assicurato ieri sera il premier Emmanuel Macron, sarà ricostruita entro 5 anni.
La notizia che Notre-Dame non era assicurata ha comunque destato un certo scalpore. In realtà, infondato. Secondo Frédéric Durot, direttore del dipartimento danni di Siaci Saint Honorè, uno dei più grandi gruppi assicurativi francesi, «anche se fosse stata assicurata, il risarcimento non sarebbe stato sufficiente per finanziare la ricostruzione». E cita il caso della Torre Eiffel, «un edificio storico assicurato, il cui massimo risarcimento in caso di incendio è intorno ai 200 milioni di euro». Il cantiere di Notre Dame viene stimato in miliardi di euro.
Le donazioni per ricostruire
Il primo a mobilitarsi, offrendo 100 milioni, è stato il colosso francese del lusso Kering, che fa capo alla famiglia Pinault, che controlla tra gli altri Gucci e Balenciaga. Poco dopo l'altro big del lusso, il gruppo Lvmh di Bernard Arnault - il miliardario più ricco di Francia, il terzo al mondo, a cui fanno capo marchi del calibro di Fendi, Christian Dior, Bulgari, DKNY, Cèline, Guerlain, Givenchy, Kenzo, Loro Piana e Louis Vuitton - ha rilanciato raddoppiando: 200 milioni. Anche il gruppo francese di lusso e cosmetici L'Oreal, insieme alla famiglia Bettencourt Meyers e alla fondazione Bettencourt Schueller, donerà 200 milioni. Non si è fatto attendere l'annuncio di Total: un «dono speciale» di 100 milioni di euro.
Su queste grandi donazioni si è levata qualche polemica, in quanto potrebbero essere detratte dalle tasse (tra il 60% e il 90%): stamani la famiglia Pinault ha dichiarato di rinunciare allo sconto fiscale. Per quanto riguarda le donazioni dei privati, il primo ministro Edouard Philippe ha annunciato una detrazione del 75% fino a 1.000 euro e del 66% oltre quella cifra.
Ma lo sforzo è corale. Per ricostruire il tetto - la "foresta", come era chiamato l'insieme di travi che sorreggeva la parte centrale della cattedrale, crollata assieme alla guglia nell'incendio - la fondazione Fransylva, che raccoglie 3,5 milioni di proprietari di foreste private in Francia, ha proposto che ognuno doni una quercia. Anche il gruppo assicurativo Groupama, investitore istituzionale e proprietario terriero, ha "offerto" 1.300 querce secolari, che saranno prese dai suoi boschi in Normandia. La Zecca di Parigi ristamperà una medaglia del 2013 che rappresenta Notre Dame e il suo rosone e la metterà in vendita per raccogliere aiuti. Altre donazioni sono state promesse dall'uomo d'affari Marc Ladreit de Lacharriere e dalla famiglia Bouygues, 10 milioni di euro ciascuno. Anche il gruppo assicurativo francese Axa mobiliterà 10 milioni.
L'Ile de France, la regione di Parigi, e il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, hanno promesso rispettivamente 10 milioni e 50 milioni di euro.
Anche negli Usa si sono già attivati: la French Heritage Society, un'organizzazione che ha sede a New York, dedita proprio alla conservazione dei tesori architettonici e culturali francesi, ha lanciato una pagina web di raccolta fondi. E già lunedì sera sulla piattaforma di crowdfunding Go Fund Me erano state create in tutto il mondo più di 50 pagine ispirate dal terribile incendio.
Senza contare le donazioni da società e privati cittadini, che sono cominciate ad affluire in massa tanto da congestionare il sito della Fondation du patrimoine che gestisce la sottoscrizione nazionale. «Questa mattina eravamo vicini a 900 milioni. Penso che supereremo il miliardo nel corso della giornata» ha reso noto Stéphane Bern, promotore del Loto du Patrimoine sulle donazioni per la ricostruzione di Notre Dame de Paris.