Il ministro Sergeij Lavrov (Ansa)
Come promesso, la Russia ripaga con la stessa moneta l’Occidente che ha espulso oltre 140 suoi diplomatici in risposta all’avvelenamento di una spia russa e di sua figlia in territorio britannico. Ieri il ministro degli Esteri Sergeij Lavrov ha annunciato che Mosca caccerà diplomatici stranieri esattamente nel numero di quelli russi rimpatriati dai diversi Paesi per il caso Sergeij Skripal. «Tutto sarà speculare per quel che riguarda il numero delle persone che se ne andranno dalla Russia dalle missioni diplomatiche», ha detto Lavrov.
Il Cremlino ha per ora quantificato che espellerà 150 diplomatici occidentali, tra cui 60 americani, e chiuderà il consolato degli Stati Uniti a San Pietroburgo, dopo la chiusura del consolato russo a Seattle. Le misure, ha precisato Lavrov, «includono l’espulsione di uno stesso numero di diplomatici e il ritiro dell’accredito del consolato generale degli Usa a San Pietroburgo».
Il capo della diplomazia del Cremlino ha aggiunto che l’ambasciatore americano è stato informato delle «misure di ritorsione». L’Italia nei giorni scorsi ha espulso due funzionari dell’ambasciata russa a Roma. La maggior parte dei governi occidentali considera la Russia responsabile per l’avvelenamento dell’ex spia del Kgb Sergeij Skripal e della figlia Yulia e ha espresso solidarietà a Londra. E ieri Yulia Skripal ha avuto un inatteso miglioramento di salute. La 33enne, avvelenata il 4 marzo a Salisbury con il padre in un attacco con agente nervino, «sta migliorando rapidamente e non è più in condizioni critiche», ha fatto sapere una fonte dell’ospedale inglese in cui è ricoverata con il padre. Nei giorni scorsi i medici avevano sostenuto che i due versavano in gravissime condizioni e che, in caso fossero sopravvissuti, sarebbero rimasti disabili a vita.