Mille. Gli ufficiali dell’esercito siriano che hanno voltato le spalle al regime per unirsi ai ribelli hanno raggiunto ieri questa impressionante cifra-record.Si tratta, per la precisione, dai gradi superiori in giù, di 6 generali, 70 brigadieri generali, 146 colonnelli, 110 tenenti colonnelli, 110 maggiori, 177 capitani, 261 tenenti e 120 sottotenenti. Il ritmo delle diserzioni è aumentato nelle ultime settimane, visto che si parlava, il 3 agosto scorso, di “soli” 790 graduati. Le defezioni riguardano ormai tutte le divisioni, da quelle corazzate, come la Prima o la Terza Divisione, a quelle meccanizzate, e dai reggimenti di artiglieria a quelli di fanteria. Le diserzioni eccellenti riguardano anche unità della Difesa aera (le Divisioni 24esima e 26esima), della Marina militare e della polizia. Una decina di ufficiali risultano persino essere transfughi della Quarta Divisione, quella sotto il comando effettivo di Maher al-Assad, il fratello del presidente. Non pochi provengono poi dalla 14esima e 15esima Divisione e dai reggimenti indipendenti in cui sono raccolte le temute Forze Speciali, una sorta di commandos. Nel lungo elenco figurano i nomi del brigadiere Mustafa al-Sheikh e del colonnello Riad al-Assaad, rispettivamente capo del Consiglio militare e comandante dell’Esercito libero siriano (Els), ma anche quelli di 46 graduati dell’Aeronautica, tra cui Mohammed Faris, il primo cosmonauta siriano, rifugiatosi all’inizio del mese in Turchia, come pure del colonnello Hassan Merhi al-Hamadeh, atterrato il 21 giugno scorso con il suo Mig-21 in Giordania, dove ha ottenuto asilo politico. Quattro ufficiali, tra cui un generale, operavano nella Direzione della guerra chimica. Per non parlare della Guardia Repubblicana, che ha “contribuito” alla causa dei ribelli con almeno nove ufficiali, tra cui il brigadiere Manaf Tlass, amico d’infanzia di Assad. Per rendere pubblica la propria diserzione, il “candidato” diffonde sulla Rete un messaggio indirizzato agli ex commilitoni e al popolo siriano, seguendo un copione ormai consolidato. Tenendo in mano un foglio, oppure leggendo un testo scritto su un computer portatile, con alle spalle una bandiera siriana della rivoluzione, effettua una spartana presentazione: «Io – e qui indica nome e cognome, grado militare, divisione e brigata di appartenenza –, e questo è il mio documento – in questo momento qualcuno porge davanti all’obiettivo il fronte e il retro della tessera militare dell’interessato –, annuncio la mia defezione dall’esercito “assadiano” per unirmi all’Esercito libero». Seguono poi le motivazioni: «In protesta contro crimini efferati commessi contro dei civili, poiché l’esercito ha tralasciato il compito di difendere i cittadini per sobbarcarsi la difesa di una banda criminale». Spesso, quando si tratta di defezioni collettive, non mancano le introduttive citazioni del Corano, come «Aggrappatevi tutti insieme alla corda di Allah e non dividetevi tra voi», che spinge i musulmani ad essere uniti nel nome di Dio, per concludersi con il grido «Allah Akbar» ripetuto tre volte. La valanga delle diserzioni è diventata pane in bocca ai vignettisti. Un’illustrazione apparsa di recente ritrae un Assad imperturbabile davanti alla figura di un soldato che gli porge il saluto militare. Con un particolare: la figura, composta da tanti piccoli soldati, si sta sfaldando con parecchi di essi che gli girano le spalle e se ne vanno. Lo humor non manca nemmeno tra le file dei disertori. Annunciando in diretta la diserzione del suo battaglione, un generale ha divertito involontariamente la sua truppa rendendo omaggio, alla fine del suo discorso, «alla Siria di Assad», secondo la tradizionale usanza.