La gente in marcia (Ansa)
Abbracci e fischi, inni alla pace e contestazioni politiche. La manifestazione di oggi pomeriggio a Barcellona contro il terrorismo “No tinc por”, ( non ho paura) ha mostrato al mondo una encomiabile volontà di reagire al terrorismo attraverso il dialogo interculturale, ma anche le contraddizioni politiche interne emerse dopo l’attentato del 17 agosto scorso.
La gente di Barcellona non ha paura del terrorismo, come gridano nello slogan catalano “No tinc por” in decine di migliaia, scendendo lenti e decisi lungo il Paseo de Gracia. Ma non ha neanche paura di fischiare il re di Spagna, Felipe VI, primo regnante iberico nella storia recente a partecipare a una manifestazione di massa.
Alla manifestazione hanno partecipato in 500mila (Ansa) - Copyright 2017 The Associated Press. All rights reserved.
Ad evitare le rivendicazioni politiche, per rispetto alle vittime, ci hanno provato gli stessi politici, che hanno fatto un passo indietro segnando una faticosa tregua fra le polemiche e sfilando nella seconda linea del corteo, compreso lo stesso Felipe. Che però al suo arrivo e fino alla fine del percorso è stato fischiato al grido di “Fora fora” da parte di gruppi della sinistra indipendentista catalana che lo considerano simbolo dello Stato spagnolo da cui chiedono di separarsi con il referendum del 1 ottobre. Accanto a lui il premier Mariano Rajoy e il presidente catalano Carles Puigdemont, i membri dei governi spagnolo e catalano, tutti i presidenti regionali e i leader di tutti i partiti del Paese.
L’appello alla concordia è stato invece raccolto dalla maggior parte del mezzo milione di persone e tantissime associazioni che hanno sfilato pacificamente fianco a fianco, rappresentate ben 15 confessioni religiose (nutrito il gruppo delle associazioni musulmane). Presente alla marcia di ieri organizzata dal comune di Barcellona e dal Governo catalano, il cardinale Joan Joseph Omella insieme a molti rappresentanti della Chiesa spagnola e a tutte le associazioni cattoliche cittadine, a partire dalla Caritas, che ha sfilato in testa al corteo fra i 75 che reggevano lo striscione, scelti fra coloro che hanno contribuito alla prima assistenza alle vittime (15 i morti, 134 i feriti di cui 25 ancora in ospedale, 6 in gravi condizioni negli attentati di Barcellona e Cambrils): agenti della Guardia Urbana e del Mossos de Esquadra, medici degli 8 ospedali cittadini, tassisti e commercianti della Rambla.
”Una Barcellona unita e diversa” quella voluta dal sindaco Ada Colau. Fra migliaia di rose rosse, gialli e bianche, i colori della città, il corteo si è fermato a Plaza de Catalunya, a pochi metri dal luogo dell’attentato. L’attrice catalana Rosa Maria Sardà e l’attivista Miriam Hattibi (musulmana spagnola impegnata per il dialogo) hanno letto in catalano e castigliano, tradotto anche nel linguaggio dei segni, un manifesto a favore della convivenza e della libertà, esteso a tutte le città colpite dal terrorismo, “per l’amore contro l’islamofobia, l’antisemitismo, il razzismo, la xenofobia”.
A chiudere, le dolenti note del canto di libertà “El cant dels ocells” di Pau Casals. Nel fiume di folla sventolano, fra le altre, le bandiere della Comunità di Sant’Egidio e lo striscione giallo col motto “More youth, More peace” portato dai 500 ragazzi che partecipano a Barcellona all’Incontro Internazionale dei Giovani Europei per la pace organizzato dalla Comunità che chiude oggi. “Siamo qui per manifestare il nostro dolore per le vittime e la repulsione per ogni atto di violenza e terrorismo –, ci spiega il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo - . Solo la pace è santa, nessuna guerra lo è. Ma c’è una ripresa di iniziativa del mondo giovanile. Questi ragazzi fanno molto ogni giorno per i poveri, perché come dice papa Francesco, solo dalle periferie si può capire il mondo”.