martedì 30 luglio 2024
Oltre 70mila gli sfollati. Il contingente militare dell'Onu (Unifil) tenta una de-escalation
Libano, la fuga dal sud che attende la rappresaglia israeliana

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A migliaia stanno sfollando dal sud del Libano, salutando le proprie case che temono di non rivedere più se la rappresaglia israeliana non risparmiasse i centri abitati. Da mesi l’intero Libano meridionale vive sul ciglio del baratro. «Si lavora giorno e notte per cercare di diminuire le tensioni» ed evitare un conflitto regionale che «avrebbe conseguenze catastrofiche», dice il portavoce della missione dell’Onu in Libano (Unifil), Andrea Tenenti, dinanzi al rischio di escalation tra Israele e il Paese dei Cedri.

In una conversazione telefonica con il capo di Stato francese Emmanuel Macron, il presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha dichiarato che un attacco di Israele contro il Libano potrebbe avere «gravi conseguenze». Teheran è il principale sponsor di Hezbollah. Alla media di 40 colpi di artiglieria al giorno (2 da Israele per ogni tiro di Hezbollah) che il “casus belli” fosse questione di giorni, nella sede dei caschi blu lo preconizzavano da tempo. Solo dal 21 febbraio al 20 giugno Unifil aveva registrato «4.572 traiettorie di proiettili sparati in entrambe le direzioni attraverso la Linea Blu», si legge nell’ultimo rapporto al Consiglio di sicurezza Onu. I colpi secondo gli osservatori internazionali sono stati sparati 1.540 volte da Nord verso sud (presumibilmente da Hezbollah) e 3.032 volte da sud, dove è di stanza esclusivamente l’esercito israeliano. Quasi tutte le traiettorie registrate sono riconducibili a razzi, bombe di mortaio e proiettili di artiglieria.

Tra i nuovi sfollati (almeno 70mila sul lato libanese e più di 80 mila su quello israeliano) c’è anche una operatrice locale di Intersos, organizzazione non governativa italiana. «Ho lasciato il mio villaggio da sola con i miei due figli. Mio marito, insieme ad altri uomini del villaggio, è rimasto a Sud a fare da guardia alle case, per evitare che qualcuno potesse saccheggiarle o usarle come nascondiglio», racconta. «Nel mio villaggio il 70% delle famiglie sono sfollate. Il restante 30% - spiega - è composto dagli uomini che sorvegliano il villaggio e da quelle poche famiglie che, non potendo permettersi un affitto o di perdere il proprio lavoro, sono rimaste».

«Il contingente italiano continuerà ad operare con dedizione», ha assicurato il ministro della difesa Guido Crosetto, ma «siamo di fronte ad una nuova urgenza che non consente di perdere tempo. La comunità internazionale tutta deve applicare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. È l’unico modo di prevenire una devastante guerra anche in Libano. La risoluzione prevede una fascia tra la Linea blu ed il fiume Litani, senza armi se non quelle di Unifil e delle forze armate libanesi. In questi anni così non è stato. Ora non si può più far finta di nulla».

Il pattugliamento dei militari Unifil, che conta oltre 1.200 militari italiani, è continuato regolarmente, pur con un livello di allerta massimo. Ieri in mattinata un drone israeliano ha ucciso due persone e ne ha ferite altre tre, nel corso di un attacco che non viene considerato come l’inizio della vera rappresaglia israeliana dopo l’attacco missilistico che ha ucciso 12 adolescenti e bambini nel fine settimana.

Gli Alpini della Taurinense sono dispiegati nel settore occidentale della zona di responsabilità di Unifil, relativamente più a distanza dal Golan. «La missione si sta impegnando a trovare soluzioni, mantenendo un’intensa comunicazione con le parti e con i principali Paesi che stanno lavorando per una cessazione delle ostilità qui nel sud del Libano», afferma Tenenti. Una delle figure chiave è il mediatore Amos Hochstein, consigliere del presidente Biden e artefice dello storico accordo nell’ottobre del 2022 tra il Libano, dominato da Hezbollah, e Israele per la spartizione delle risorse energetiche a largo delle coste dei due Paesi. L’intesa aveva dimostrato che in presenza di interessi finanziari e politici condivisi, «il Libano e Israele, formalmente in stato di belligeranza sin dalla loro nascita come Stati indipendenti, possono trovare un accordo per tracciare la frontiera marittima per dividersi - ricorda il corrispondente dell’Ansa, Lorenzo Trombetta - la lucrosa torta dello sfruttamento di giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale».

Intanto Lufthansa, Eurowings, Swiss, Air France e Transavia hanno cancellato per due giorni i voli per l’aeroporto internazionale di Beirut, temendo azioni di guerra anche sullo spazio aereo libanese.

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