Joe Biden al vertice Nato in corso a Washington - Ansa
C'è anche l'Italia tra i cinque Paesi che hanno comunicato l'imminente consegna all'Ucraina di nuove batterie per la difesa antiaerea, sempre più preziose per reagire ai crescenti raid russi. L'annuncio è arrivato in occasione di un evento per celebrare i 75 anni della Nato a Washington, dove oggi è iniziato il vertice dell'alleanza che proprio in questa città fu fondata con i trattati del 1949. «Oggi annuncio una donazione storica di sistemi di difesa aerea per l'Ucraina» ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, «Usa, Germania, Paesi Bassi, Romania e Italia consegneranno all'Ucraina cinque sistemi strategici aggiuntivi per la difesa aerea nei prossimi mesi». Con il sostegno della Nato, ha ribadito Biden, «l'Ucraina può fermare Putin e lo fermerà». E, se Kiev cadesse, il Cremlino non si fermerà all'Ucraina, ha avvertito nel suo intervento alla cerimonia tenutasi all'Andrew W. Mellon Auditorium. Nel dettaglio, Stati Uniti, Germania e Romania invieranno batterie Patriot, i Paesi Bassi, in collaborazione con altre nazioni, manderanno componenti necessarie al loro funzionamento e l'Italia contribuirà con il suo sistema Samp-T, sviluppato insieme alla Francia. «Questi cinque sistemi di difesa aerea strategici contribuiranno a proteggere le città, i civili e i soldati ucraini e ci stiamo coordinando strettamente con il governo ucraino in modo che questi sistemi possano essere utilizzati rapidamente» si legge nel comunicato congiunto siglato da Biden, dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal primo ministro olandese Dick Schoof e dal presidente rumeno Klaus Iohannis, nonché dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, giunto oggi nella capitale statunitense per partecipare ai lavori del summit.
Il percorso dell'Ucraina verso l’adesione alla Nato è «irreversibile», anche se il cammino deve essere segnato dai progressi di Kiev sull’ambito della democrazia e della lotta alla corruzione. Il comunicato finale del summit dell’Alleanza Atlantica, riunita fino a domani a Washington per festeggiare il suo 75esimo compleanno, dovrebbe confermare le parole del suo segretario generale uscente, Jens Stoltenberg, che ha assicurato che l’Ucraina è «più vicina che mai» a farne parte.
L’ammissione resta però lontana, e Volodymyr Zelensky per il momento non può aspettarsi di più, anche se la scelta di inserire quel termine rappresenta già una svolta chiara e una risposta ai gesti sempre più disperati di Vladimir Putin, come il bombardamento di un ospedale pediatrico. Una svolta soprattutto rispetto al vertice di Vilnius allo scorso anno, quando la Nato non si sforzò in alcun modo di tracciare un cammino chiaro per l'adesione dell’Ucraina. scatenando l’ira di Zelensky che bollò il diniego come «assurdo».
La Casa Bianca, ieri ancora in forma ufficiosa, ha sostenuto la bozza, anche se Biden in realtà resta, insieme al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, uno dei leader più restii ad accelerare l’ingresso dell’Ucraina nell’organizzazione, scenario che renderebbe più concreto il rischio di uno scontro militare diretto con le forze della Federazione Russa. Sul vertice, concentrato sull’Ucraina e sul bisogno di respingere la pressione russa, aleggia però la crescente pressione sul padrone di casa, Joe Biden, perché abbandoni la corsa per la Casa Bianca, dopo il preoccupante esito del confronto tv con Donald Trump. «Oggi inizia un summit storico che segna il 75esimo anniversario della fondazione della Nato», ha scritto ieri su X Biden aggiungendo di «non vedere l’ora di ospitare i nostri 31 alleati della Nato». Un tono fiducioso e ottimista in contrasto con la riunione a porte chiuse in corso contemporaneamente al Congresso dove deputati e senatori stavano discutendo in privato se insistere a spingere il Commander in chief a farsi da parte o se schierarsi compatti al suo fianco. In serata era trapelato il «disagio» dell’ex Speaker Nancy Pelosi di fronte alla permanenza in gara di Biden, ma anche il sostegno della corrente dei demo afroamericani e ispanici alla Camera, così come l’appoggio di Chuck Schumer leader del partito al Senato.
Ieri era una giornata decisiva anche per Zelensky, arrivato a Washington con la speranza di ripartitene armato di più sistemi di difesa aerea e più aerei, compresi gli F-16. «Stiamo spingendo per maggiori garanzie di sicurezza per l’Ucraina, comprese armi, aiuti finanziari e sostegno politico», scriveva sempre su X il presidente ucraino.
Ci si aspetta che i leader dell’Alleanza Atlantica annuncino oggi un nuovo impegno finanziario annuale di 40 miliardi di euro per finanziare gli armamenti per l’Ucraina e sostenere l’industria della difesa ucraina, nella convinzione che l’attuale quadro del campo di battaglia non sia affatto roseo per la Russia, che deve fare i conti con ostacoli quali la gestione di truppe inesperte e concentrate sul raggiungimento di «obiettivi irrealistici». Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha anche promesso che la Nato stanzierà oltre 7 milioni di dollari per equipaggiamento utile alle donne ucraine che combattono in prima linea contro l’aggressione russa.
Un’analisi del conflitto in corso ha portato la Nato a ritenere che la Russia avrà bisogno di un sostegno maggiore di quello che già riceve da Pyongyang e Teheran per continuare la sua offensiva. Quanto alla Cina, l’Alleanza continua a non rilevare alcuna prova che stia inviando armi direttamente alla Russia, ma avverte che sta fornendo a Mosca parti essenziali che sono importanti non solo per i droni e i missili che utilizza in Ucraina, ma anche per l’industria della difesa russa. «La Russia dovrebbe assicurarsi forniture significative di munizioni da altri Paesi, e Putin dovrebbe ordinare un’altra mobilitazione su larga scala», ha detto un funzionario alleato, che ha parlato a condizione di anonimato.
«Le immagini di bambini malati oncologici per strada a seguito del bombardamento dell’ospedale pediatrico a Kiev sono spaventose e penso che offrano una dimensione della reale volontà rispetto a una certa propaganda russa di cercare una soluzione pacifica», ha detto invece la premier Giorgia Meloni, arrivando a Washington e invocando un «sostegno per gli ucraini». Certamente il gesto di Putin ha moltiplicato la drammaticità della riunione, durante la quale i pensieri di molti andranno alla possibilità che al prossimo summit ci sia Trump, che sulla Nato si è già espresso con grande chiarezza, con le sue promesse di ridurre i contributi americani all’Alleanza e la sua simpatia per il presidente russo.