sabato 3 febbraio 2024
Dall’inizio delle operazioni in Ucraina, Get Lost ha aiutato oltre 400 persone a fuggire dall’incubo dei campi di battaglia. «Negli ultimi mesi abbiamo registrato una crescita delle richieste»
Poster sui muri di Mosca con la scritta: "I nostri difensori"

Poster sui muri di Mosca con la scritta: "I nostri difensori" - ANSA

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La fuga di Dmitrij Setrakov si è conclusa qualche settimana fa nella città di Gyumri, in Armenia. Il soldato russo aveva abbandonato la sua unità dopo tre mesi di servizio in Ucraina ed era scappato all’estero ma gli uomini del Cremlino l’hanno individuato e rimpatriato forzatamente in Russia dove lo attende un processo per diserzione. «È la prima volta che un disertore viene scoperto e rapito in un Paese terzo», spiega Grigorij Sverdlin, fondatore di Get Lost, un progetto di resistenza civica che aiuta i russi a sfuggire alla coscrizione e ad abbandonare il Paese. Con Setrakov non ci sono riusciti ma in molti altri casi hanno avuto miglior fortuna. Nel suo sito Internet l’organizzazione afferma di aver aiutato finora oltre 22mila persone a evitare l’arruolamento nell’esercito, fornendo loro assistenza legale e psicologica, aiutandole a varcare la frontiera e a ottenere asilo all’estero. Può contare su una rete di esperti fidati e su centinaia di volontari che comunicano con l’app di messaggistica Telegram e raccolgono donazioni attraverso Instagram. «Negli ultimi tre mesi dello scorso anno abbiamo registrato una crescita esponenziale delle richieste di aiuto da parte di soldati che intendono abbandonare i campi di battaglia», sostiene Sverdlin. Da ottobre a dicembre gli attivisti di Get Lost hanno ricevuto in totale 577 domande rispetto alle 305 del trimestre precedente.

Grigorji Sverdlin

Grigorji Sverdlin - .

Nella maggior parte dei casi a inviarle erano stati soldati che volevano disertare dopo essere stati feriti in battaglia e denunciavano il mancato avvicendamento delle truppe al fronte. Ma ci sono molti altri fattori che giustificano l’aumento delle richieste. «Innanzitutto il sostegno alla guerra non è mai stato così alto come la propaganda ha sempre cercato di farci credere», precisa ancora Sverdlin, che pochi giorni dopo l’inizio dell’attacco all’Ucraina ha lasciato la Russia trovando rifugio in Georgia e nella sua vita precedente lavorava in un’associazione che offriva assistenza ai senzatetto di Mosca e San Pietroburgo. «Certo, in un primo momento c’era un grande zelo patriottico ma adesso a prevalere sono la stanchezza e la delusione. Inoltre i prezzi salgono e le mogli dei coscritti cominciano a protestare. Poi ci sono molti ufficiali di carriera che non vogliono più combattere contro l’Ucraina ma non possono ritirarsi e allora scelgono di disertare. Infine, c’è chi è stato ingannato dopo essersi arruolato per motivi economici e credeva di dover prestare servizio solo per pochi mesi e lontano dal fronte, invece è stato mandato in prima linea e deve restarci a tempo indeterminato».

Dall’inizio della guerra in Ucraina, Get Lost ha aiutato oltre 400 persone a disertare, tra reclute, coscritti e soldati a contratto. Alcuni di essi hanno deciso di restare in Russia sebbene risultino nella lista dei ricercati. Tra le principali destinazioni dei soldati russi in fuga all’estero figurano il Kazakistan, la Turchia e la Georgia. «Siamo riusciti a portarne qualcuno anche nei paesi dell’UE passando attraverso l’Armenia e lo stesso Kazakistan. Nessuno di loro aveva un visto Schengen valido ma ad alcuni è stato concesso asilo politico. Purtroppo è assai più difficile ottenerlo per i disertori che per gli attivisti politici», conclude Sverdlin. «Ci battiamo da tempo contro la burocrazia europea su questo tema, cercando di garantire un percorso chiaro per la concessione dell’asilo ai disertori».

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