L'ayatollah Ali Khamenei - Reuters
Non c'è stato – come circolato nei giorni scorsi – il funerale di Hassan Nasrallah a Teheran, bensì una “cerimonia di commemorazione” presieduta dall'ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema del Paese, cui hanno partecipato migliaia di persone. Si ignora, infatti, la sorte della salma del segretario generale del Partito di Dio, ucciso otto giorni fa in un raid israeliano a Beirut. Fonti di Hezbollah hanno smentito ieri le notizie secondo cui Nasrallah sarebbe stato sepolto «temporaneamente in un luogo segreto». «Non è stata ancora presa – hanno assicurato le fonti – alcuna decisione riguardo la data e il luogo della sepoltura». Accanto ai massimi funzionari iraniani presenti alla cerimonia che si è svolta nella grande moschea dedicata all'imam Khomeini era seduto Abdullah Safieddin, il capufficio di Hezbollah a Teheran e fratello di Hashem Safieddin, il possibile successore di Nasrallah. Nel sermone, il primo della Guida suprema da quattro anni, quando ha celebrato il funerale del generale Qassem Soleimani, Khamenei ha esaltato Nasrallah: un «fratello, il mio orgoglio, il volto amato del mondo islamico» Si è anche visto più volte appoggiarsi a un fucile al suo fianco. Uno dei simbolismi inequivocabili del momento e un gesto già compiuto in passato. Come nel 2019 quando aveva un fucile Dragunov di fabbricazione russa tra le mani durante il sermone in occasione dell'Eid al-Fitr. Khamenei, davanti a una piazza gremita in maniera impressionante, ha invitato il popolo libanese a non disperare e a continuare a opporsi a Israele, ricordando come la perdita di importanti figure ha rafforzato in passato il Libano. Israele «è un vampiro», ha rimarcato Khamenei, per cui «ogni attacco al regime sionista da parte di qualsiasi persona e organizzazione è un servizio all'intera regione e forse all'intera umanità». Khamenei ha anche richiamato all’unità del mondo islamico contro «un nemico comune». La politica «degli arroganti e dei tiranni si basa sulla semina di divisioni e conflitti tra i musulmani», ha detto Khamenei nel suo sermone.
«Il nemico della nazione islamica è uno solo, anche se i suoi metodi differiscono da un Paese all'altro. Dobbiamo allacciare le cinture di difesa della nazione islamica, dall'Afghanistan allo Yemen e dall'Iran a Gaza e al Libano». Per la massima autorità sciita, «ogni popolo ha il diritto di difendere la propria terra e la propria sovranità contro occupanti e usurpatori. Il popolo palestinese ha il pieno diritto di insorgere contro l'occupante che ha sprecato le loro vite. Nessuno ha il diritto di criticare i libanesi per aver sostenuto i loro fratelli palestinesi difendendo la loro terra». L'interferenza delle potenze straniere che sostengono Israele, ha affermato, è il problema più urgente nella regione. La resistenza contro l'aggressione israeliana ha «riportato indietro il regime sionista di 70 anni» poiché ora sta lottando per sopravvivere come al momento della sua fondazione. Israele «non otterrà mai la vittoria su Hamas e Hezbollah», ha assicurato. E «se necessario, colpiremo ancora la Palestina occupata».
Il 7 ottobre – ha insistito – ed i missili iraniani contro Israele sono state azioni «legittime», e l’asse della resistenza «continuerà a lottare per la vittoria» nonostante la morte dei suoi leader. La cerimonia di Teheran è coincisa con l'arriva a Beirut del capo della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi. Si tratta della prima visita in Libano di un alto funzionario iraniano sin dall'assassinio del leader di Hezbollah lo scorso 27 settembre. Ma a fare da eco alle sentenze di Khamenei è stato Ali Fadavi, vice comandante dei Guardiani della Rivoluzione, i pasdaran. Se Israele attaccasse l'Iran, ha affermato Fadavi in un'intervista alla tivù al-Mayadeen, se dovesse «commettere questo errore, prenderemo di mira tutte le sue infrastrutture energetiche, le centrali elettriche, le raffinerie e i giacimenti di gas». Fadavi ha anche sostenuto che Teheran ha la capacità di colpire tutti i siti energetici israeliani «simultaneamente». Il presidente Usa Joe Biden aveva affermato giovedì che Washington stava discutendo con Tel Aviv la possibilità di raid israeliani sugli impianti petroliferi iraniani in risposta all'attacco di martedì da Teheran.