martedì 1 novembre 2022
La più alta affluenza alle urne da decenni in Israele riapre a Netanyahu la strada verso il potere. L'ex premier strappa per un soffio la maggioranza alla Knesset
Benjamin Netanyahu

Benjamin Netanyahu - Reuters

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La più alta affluenza alle urne da decenni in Israele riapre a Benjamin Netanyahu la strada verso il potere. Netanyahu ha riconquistato la maggioranza in Parlamento dopo avere stretto alleanza con la destra religiosa.

Con il 97% del voto scrutinato, il blocco di destra guidato da Benjamin Netanyahu è saldamente al comando. Lo spoglio è arrivato ad oltre 4 milioni dei voti espressi. In base alle cifre il blocco di destra è accreditato di una maggioranza di circa 65 seggi (su 120 alla Knesset), seguito da quello di Yair Lapid con 50 e dai 5 ottenuti dagli arabi di sinistra di Hadash Taal.

Sempre in base alle cifre né il partito di sinistra Meretz nè quello nazionalista arabo Balad avrebbero passato la soglia di sbarramento del 3.25%. Allo stato attuale, il Likud di Netanyahu è il primo partito con 30/31 seggi, seguito da "C'e' futuro" di Lapid a 24. Terzo partito della Knesset è la sorpresa Itamar Ben Gvir con 14 seggi.

Vola l'ultradestra religiosa. Grande successo elettorale per Itamar Ben Gvir, il leader della lista della destra radicale 'Sionismo religioso' (assieme con Bezalel Smotrich) che si è aggiudicato almeno 14 seggi su 120 nella prossima Knesset e che ha conquistato una posizione di forza nei confronti del Likud di Benjamin Netanyahu.

Fuori gli arabi nazionalisti. La lista araba nazionalista Balad, secondo questo exit poll, non è riuscita a superare la soglia di ingresso. Ma fonti di Balad sostengono che con lo spoglio dei voti questa situazione potrebbe mutare e che "la meta non è tanto lontana". Esclusa inoltre dalla prossima Knesset, secondo questo exit poll, la lista nazional-religiosa ebraica 'Bait Yehudi' di Ayelet Shaked.

L'affluenza. Il dato eclatante è stato comunque quello dell'affluenza: alle 20 era al 66.3%, quasi 6 punti in più delle elezioni del marzo 2021. In ogni caso le urne più affollate dal 1999. Consci della posta in palio per sbloccare l'impasse politica che ha attanagliato Israele, tutti i partiti - nessuno escluso - hanno ripetutamente chiamato il proprio elettorato ad andare alle urne. A cominciare dal premier Yair Lapid che - dopo aver votato di buona mattina nel seggio vicino alla sua abitazione in un sobborgo di Tel Aviv insieme alla moglie Lihi - ha spronato gli israeliani ad esprimere le proprie scelte. "Andate e votate oggi per il futuro dei nostri figli e per quello del nostro Paese". Non è stato da meno Benjamin Netanyahu. Come fatto in tutte le elezioni passate, l'ex premier ha martellato dal suo sito Facebook chiamando incessantemente i sostenitori del suo Likud ad andare alle urne. Per lo Stato ebraico sono state le quinte elezioni in tre anni e mezzo. In crescita anche la partecipazione al voto della popolazione araba.

L'elettorato arabo. Cresce l'affluenza dell'elettorato arabo in Israele: secondo l'aChord Center dell'Università ebraica, il dato è salito al 44% alle 20. Al ritmo attuale, le previsioni indicano che raggiungera' il 54% alla chiusura dei seggi alle 22 ora locale (le 21 in Italia). "Questa percentuale e' inferiore al 60% necessaria per garantire la rappresentanza alla Knesset, ma secondo le previsioni è possibile raggiungerla durante la prossima ora e mezza", ha fatto sapere il centro di ricerca. Alle ultime elezioni nel marzo 2021, l'affluenza complessiva dell'elettorato arabo era stata del 44,6%.

La foto falsa di Netanyahu. Il leader del Likud, Benjamin Netanyahu, ha postato una foto di seggi vuoti, esortando gli elettori ad andare a votare, ma si è scoperto che l'immagine risaliva alle elezioni del 2019. Il leader dell'opposizione, nel suo messaggio sul canale Telegram, ha contrapposto "file di elettori di sinistra che votano a Tel Aviv" con una stanza vuota di un seggio a Holon. "L'affluenza è bassa nelle roccaforti del Likud, andate a votare il Likud per rimuovere Lapid-Gantz-Abbas", ha scritto Netanyahu. Ma gli utenti su Telegram hanno fatto presto a scoprire che la stessa coppia di foto, con un messaggio allarmistico molto simile, era già stata postata dal leader del Likud in occasione delle elezioni nel settembre 2019.


La rivincita Netanyahu

Benjamin Netanyahu potrà finalmente celebrare la propria rivincita e tornare a occupare la poltrona del premier di Israele da cui sostiene di essere stato rimosso "ingiustamente''dai suoi rivali nel mondo politico, nella magistratura e nella polizia, mentre al tribunale di Gerusalemme veniva incriminato per corruzione, frode ed abuso di potere.

Si tratta del quinto tentativo di Netanyahu in tre anni e mezzo di conquistare alla Knesset una maggioranza che gli consenta di governare. In passato ha anche guidato governi di transizione. Ma alle elezioni di un anno e mezzo fa, inaspettatamente, si era trovato estromesso dall'ufficio del premier ed "espulso" dalla residenza ufficiale di via Balfour a Gerusalemme che era divenuta il simbolo stesso dell'influenza accumulata dalla famiglia Netanyahu: in particolare della moglie Sarah e del figlio maggiore Yair.
Lo ha allora sostituito una coalizione composta da ben otto liste (di destra, di centro, di sinistra ed anche una formazione araba) guidata prima da Naftali Bennett e poi, da luglio, da Yair Lapid.

Netanyahu ha subito chiarito che non era disposto ad accettare quell'avvicendamento al potere ritenendo che Bennett - pur di aggiudicarsi il timone del Paese - avesse tradito il pubblico nazional-religioso che lo aveva votato. La scarsa considerazione verso il successore è stata espressa da Netanyahu in maniera eloquente quando, dopo 12 anni di governo, dedicò a Bennett appena mezz'ora per il passaggio delle consegne di Israele.

Da allora Netanyahu ha ingaggiato una guerra di logoramento contro il suo rivale. Alla Knesset il Likud ha boicottato sistematicamente il lavoro delle commssioni. Poi ha cercato di smantellare dall'interno la coalizione di Bennett (che disponeva alla Knesset di una maggioranza molto risicata). Membri della coalizione vicini a posizioni della destra sono stati quindi "marcati da vicino" dai sostenitori di 'Bibi' Netanyahu, importunati, seguiti in tutti i loro spostamenti ed anche sotto casa. La pressione psicologica ha avuto effetto. La fragile coalizione di Bennett ne ha risentito e alla fine della primavera Netanyahu ha ottenuto un primo successo con lo scioglimento anticipato della legislatura.

Alacre come sempre, Netanyahu non si è adagiato sugli allori. In questi mesi ha saputo invece compattare al meglio il Fronte delle destre assicurandosi un sostegno d'acciaio sia da due partiti ortodossi, sia dai nazional-religiosi espressione del movimento dei coloni. Con questa manovra il Likud si e' spostato sensibilmente piu' a destra, ed ha accentuato gli attacchi contro la magistratura indicata da Netanyahu come la regista del processo nei suoi confronti.

Il Netanyahu modello 2022 è dunque in cerca non solo di una rivincita personale ma anche di un riesame rigido e profondo dei rapporti fra potere politico e giudiziario. I suoi futuri alleati di governo sostengono peraltro che adesso il processo a Netanyahu dovrebbe essere annullato. Se l'esito degli exit poll sarà confermato, la rinvincita politica di Netanyahu inizia da domani, mentre il sistema istituzionale di Israele appare indirizzato verso una revisione profonda.

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