Altri tre dimostranti palestinesi sono morti oggi negli scontri con l’esercito israeliano sul confine di Gaza durante il quinto venerdì dedicato alla “Marcia del ritorno”. Lo ha dichiarato il ministero della Salute dell’enclave. E con le vittime di oggi il numero di palestinesi uccisi è salito a 44 da quando, il 30 marzo scorso, sono iniziate le proteste contro Israele.
Sempre oggi il numero dei feriti della settimanale battaglia lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele, è schizzato a 350. I manifestanti sono anche riusciti a sfondare la recinzione: i soldati israeliani hanno reagito sparando proiettili e gas lacrimogeni. Una ricerca condotta dal Centro di informazione di intelligence e terrorismo (Itic), di Herzlya (Tel Aviv), ha intanto concluso che l’80% dei palestinesi uccisi nelle ultime settimane durante tumulti lungo la linea di demarcazione fra Gaza ed Israele erano «membri attivi di organizzazioni terroristiche o individui a loro affiliati».
Da parte sua l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha invitato Israele a prevenire l’uso «eccessivo» della forza contro i manifestanti palestinesi a Gaza e ha chiesto che i responsabili di questa violenza siano puniti. «Ogni settimana vediamo casi di uso della forza letale contro manifestanti disarmati», ha detto Zeid Raad al-Hussein considerando che finora si sono registrati 44 morti, tra cui 4 adolescenti, e circa 5.500 feriti. «È difficile immaginare che i bambini, anche quelli che lanciano pietre, possano rappresentare una minaccia di morte imminente o lesioni gravi a membri delle forze di sicurezza pesantemente protette», ha affermato l’Alto commissario, «ogni Paese ha l’obbligo, in nome dei diritti umani, di garantire che tutte le morti e le lesioni gravi siano investigate e che i responsabili rispondano dei loro atti davanti alla legge». «Sfortunatamente, nel contesto di questo conflitto eterno, indagini serie sembrano essere condotte solo quando le prove video sono state raccolte indipendentemente».
Zeid ha ammonito il governo israeliano per la sua «incapacità» di perseguire le violazioni e per «incoraggiare» le sue forze di sicurezza a usare la forza letale contro «esseri umani disarmati, anche se non rappresentano una minaccia».