Il nuovo premier giapponese Shigeru Ishiba - ANSA
Un governo che nasce già azzoppato e che finirà ostaggio di veti incrociati e negoziati infiniti? Una cosa è certa: per gli analisti quello che è nato in Giappone è un governo “fragile”. Shigeru Ishiba ha passato la prima, insidiosa, prova, diventando il 103esimo premier della storia del Paese del Sol Levante. Ma la sua navigazione si preannuncia perigliosa, come testimonia anche il modus della sua elezione: Ishiba ha vinto al ballottaggio, dopo che nella prima votazione alla Camera Bassa non ha ottenuto la maggioranza dei voti. Buona la seconda quando il presidente del Partito Liberal Democratico ha battuto Yoshihiko Noda, che guida il principale partito di opposizione, il Partito Democratico Costituzionale del Giappone, conquistando 221 voti contro i 160 del suo rivale, mentre 84 schede sono state invalidate perché “premiavano” i nomi di altri candidati. “Fortunatamente per Ishiba, i partiti di opposizione non sono riusciti a unirsi dietro un singolo candidato”, ha chiosato la stampa nipponica. L'ultima volta che si era dovuto ricorrere al ballottaggio è stato nel 1994, quando venne eletto premier il presidente del Partito Socialista Giapponese, Tomiichi Murayama.
"Alla luce di queste elezioni molto difficili, dobbiamo trasformarci in un partito nazionale al servizio del popolo, che empatizzi con le lotte delle persone, la loro miseria e la loro gioia", ha detto Ishiba, dopo la votazione. Come ha scritto il Japan Times, quello che ha visto la luce è “un fragile governo di minoranza mentre il protezionista Donald Trump riprende il controllo nel principale alleato del Giappone, gli Stati Uniti”. L’orizzonte per il nuovo governo, dicono gli analisti, è denso di nuvole: eventuali nuovi dazi statunitensi sull'export nipponico finirebbero per alimentare l'inflazione, e la nuova amministrazione americana potrebbe imporre a Tokyo un aumento delle spese per la difesa o spingere le aziende giapponesi ad espandere le loro fabbriche negli Stati Uniti.
L'applauso dopo l'elezione - ANSA
Con 73 donne elette al Parlamento giapponese, è stato raggiunto un record di rappresentanza femminile in termini numerici, anche se sono solo il 16% dei membri della Camera dei Rappresentanti, che conta 465 seggi. Emblematica della componente femminile nell'emiciclo nipponico, la deputata 36enne Saria Hino, madre di quattro figli, eletta nel Giappone centrale, che ora intende "trasmettere un messaggio dalla prima linea" a coloro che allevano bambini o si prendono cura degli anziani. "Voglio mettere in atto politiche basate sulla grande quantità di informazioni personali che ho su ciò che sta accadendo" negli asili nido e nelle case di riposo, ha dichiarato ai media. Mentre l'arcipelago ha un tasso di natalità estremamente basso, Ishiba ha descritto la carenza di bambini come una "emergenza silenziosa"; si è impegnato a promuovere misure come orari di lavoro flessibili. Hino, membro dell'opposizione del Partito Democratico Popolare, vuole portare una nuova prospettiva a un dibattito in gran parte dominato dagli uomini e segnato da battute spesso molto sessiste, oltre al fatto che le istanze delle giapponesi sono poco ascoltate dalla classe politica. Le donne leader sono rare in politica così come nel mondo degli affari in Giappone, un Paese che si classifica al 118 posto su 146 nel rapporto 2024 del World Economic Forum sul divario di genere globale.
I prossimi impegni internazionali di Ishiba saranno il vertice del G20 in Brasile, il 18 e 19 novembre, e la possibilità di una tappa negli Stati Uniti per incontrare il presidente eletto Trump. Il prossimo aprile in Giappone si terranno le elezioni per la meno influente Camera alta, dove - secondo le proiezioni - anche la sottile maggioranza della coalizione al governo potrebbe essere a rischio.